parola al tifoso

E tutti giù… dal carro!

Lui non c’è e ti senti perso, quasi più fragile. Lui non è uno qualunque, è Javier Zanetti, il capitano. Ti sembra di avere la febbre come lui, sbandi per un attimo, Eto’o ti dice di aspettare: dopo quattro minuti s’inventa un gol così...

Eva A. Provenzano

Lui non c’è e ti senti perso, quasi più fragile. Lui non è uno qualunque, è Javier Zanetti, il capitano. Ti sembra di avere la febbre come lui, sbandi per un attimo, Eto’o ti dice di aspettare: dopo quattro minuti s’inventa un gol così bello che non ci credi. E infatti hai ragione. Il Bayern non si annulla, attacca, scompiglia la difesa nerazzurra e la manda in panico. Prima con Gomez – con un gol nato da un’azione di Robben, come all’andata Julio ci mette del suo – poi con Muller. E cominciano i conti: ‘2 a 1 passano loro, 2 a 2 passano loro, servono due gol’. Bene, se prima era un’impresa, adesso ci vuole un miracolo.

Lo intravedi quando al 39’ i tedeschi rischiano di fare il terzo, ma la palla s’incanta prima a fil di linea, poi sul palo e non entra. È lì qualcosa s’impossessa di te. Ti racconti: ‘Se devi perdere quel pallone gonfia la rete’. Ti ronza in testa un ritornello indimenticabile: “Non è un’ossessione, è un sogno”. E per prendersi un sogno serve svegliarsi (come dice Benigni). Un moto d’orgoglio ti accarezza il cuore: ‘Non può finire così’. Studi le facce dei tuoi. Guardi Julio, ha pianto, si vede. Vorresti urlargli: ‘Finisce al novantesimo’, ma non puoi, non ti sentirebbe. Inspiegabilmente spunta un lampo: ‘L’Inter s’inventerà qualcosa’. Te lo dice Eto’o che diventa di nuovo imprendibile, te lo dice Ranocchia che si riprende il centro della difesa come si deve, te lo dice pure Leo che azzarda la mossa Coutinho (togliendo Stankovic, non Motta) rischiando il linciaggio e probabilmente trecentomila contropiedi.

L’Alleanz Arena si veste di un’aria strana e tu, immobile davanti alla tv, non riesci a capire cos’è. Non sai, non vuoi mollare e ti sembra di essere pazzo. Lo sei davvero, sei interista e sei follemente innamorato di questa squadra scombussolata, scombinata, stralunata, senza cervello, solo anima. C’è bisogno di una scossa. Butti la sedia per area, il pavimento sembra la giusta alternativa. Leonardo in panchina non si tiene: l’area tecnica diventa la sala d’attesa di un evento significativo. E salti, come una molla, quando Sneijder con una botta stupenda spiazza ‘la sottiletta’ Kraft e ti risveglia. Manca ancora mezz’ora: Ranocchia spreca, Pandev manda alto sulla traversa,  l'olandese -poco dopo - spara a lato, poi si fa rimpallare dal macedone. Imprecazione irripetibile, ma si riparte.

‘Dai Inter, portami a sognare’. E’ l’88’ ed Eto’o manda Pandev al tiro: è gol, è goooooool, è un’esplosione, una botta di adrenalina: urli che ti sentono fino alla cima del mondo. Qualcuno atterra Leo con un tackle, i ragazzi in campo sentono d’aver fatto un’impresa, un’altra cosa impossibile. Si stringe i denti fino al novantaquattresimo, ma il miracolo è successo e l’hanno fatto gli uomini nerazzurri: piangono i giocatori della squadra tedesca, piange Julio - stavolta di gioia, mentre Materazzi lo porta in festa.

Li osservi e pensi di avere il cuore troppo piccolo per contenerci dentro l’Inter. Che, puntualmente stamattina è stata osannata come l’unica 'eroica' squadra italiana in Europa. Per il solito ballo dell’ipocrisia. Il giorno dopo al Mondiale in Sud Africa era tutta colpa di Moratti e dei suoi: “Vincono con troppi stranieri”, l'hanno scritto in prima pagina. E adesso, di colpo, siamo italiani? Scendete dal carro, please. Qua sopra (e ovunque stiamo andando) non c’è posto per tutti, solo per gli interisti. Quelli veri.