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parola al tifoso
Lo abbiamo imparato da piccoli, appena ci hanno consegnato l’Inter tra le mani come un dono: Lei non fa mai le cose a caso. Che se già il tuo capitano d’acciaio è ‘ferito’ e dopo venti secondi il Bari becca in pieno un palo assurdo, puoi solo pensare ‘ecco, mi sa che ‘sta serata si è messa proprio male’. E invece quel palo che trema è solo l’inizio della storia. Chi resta ad ascoltarla (a vederla) fino all’ultimo minuto scopre che pure stavolta c’è un lieto fine. Una vittoria certo, ma soprattutto quel ritorno tanto atteso che si compie in maniera incredibile. Anche quando il resto del mondo era intento a fargli credere ‘sei bollito, finito, troppo stanco e senza motivi per ricominciare’, intorno a sé Diego Milito ha avuto chi gli dato fiducia, mettendo in discussione con i fatti, le parole inutili di opinionisti e procuratori. Rafa Benitez per esempio. L’aveva detto: ‘Non deve essere arrabbiato con sé stesso, è solo una questione di tempo’. E a sostenere il bomber argentino c'erano tutti gli interisti e i suoi compagni di squadra, da Zanetti ad Eto’o. Si proprio lui, che nelle chiacchiere mediatiche doveva essere il suo collega-antagonista, ha cercato il suo compagno in area al momento giusto e lo ha aiutato a togliersi dai piedi e dal cuore quel macigno. Il 'Re Leone', che ha mandato avanti la baracca con i suoi gol e il suo talento, fa segnare e segna: va due volte sul dischetto e due volte insacca. Poi balla con Materazzi una samba africana che sembra scacciare definitivamente l’incantesimo malvagio. Così Stankovic deve solo sfregare le sue scarpette rosse e piazzare un pallone ‘al bacio’ per 'Dieguito il rospo’ che mette dentro alla vecchia maniera e riprende le sue sembianze. Il 22 settembre, a quattro mesi esatti da quel 22 maggio magico, il numero 22 sulla maglietta di Milito torna a brillare come il suo sorriso. I suoi occhi azzurri si spalancano e sottolineano quell’abbraccio collettivo che manda ai suoi tifosi come a dire ‘Grazie per avermi aspettato, questo è per voi’. ‘Troppo grati per non aspettarti’, gli scrivono dalla Nord. Perché chi è interista lo sa, ha imparato anche questo: i Principi Nerazzurri, quelli veri, trovano sempre il modo di tornare a casa.
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