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parola al tifoso
“Ambrogio mangia la minestra, altrimenti arriva l’uomo nero”, dice la mamma al suo bambino che scoppia a ridere: “Ma mami, io tifo Inter, non posso mica aver paura di Samuel Eto’o”.
NIENTE PAURA - Se l’uomo nero è nerazzurro allora i piccoli interisti hanno poco da temere. Perché se c’è uno che non ispira timori, quello è proprio Eto’o: al massimo preoccupa gli avversari, ma soprattutto ricorda come si fa ad arrivare ai sogni, anche partendo da molto, molto lontano. Negli stadi più importanti del mondo o sul palco televisivo del Chiambretti Night, il suo sorriso (paragonato addirittura a quello di Julia Roberts) bianchissimo è sempre lo stesso (anche quando si commuove). E’ quello di un ragazzino nato e cresciuto in Africa che, con un pallone tra i piedi, è diventato un ‘numero uno’. Come Valentino Rossi: ‘Lo ammiro tanto, se non ci fosse sarebbe un bel problema’, confessa il motociclista a inizio puntata.
‘Eta Beta’ o il ‘Re Leone’ per gli amici, il camerunense dell’Inter arriva da Pierino Chiambretti che per accoglierlo sul suo palco lo definisce ‘il più grande centravanti del mondo’ e si becca in regalo la sua maglia nerazzurra. Vincere è il suo mestiere, ecco perché quando Mourinho gli ha chiesto di giocare da terzino non s’è tirato indietro: “L’ho ascoltato e mi sono sacrificato in nome della vittoria, alla fine siamo stati tutti contenti”, dice.
VIVO IN EUROPA, MA SOGNO IN AFRICA - Spaghetti al pomodoro e Coca Cola ‘Zero’ sono cibo e bevanda preferiti di un uomo che non scorda mai le sue origini, le sue prime scarpette di Caucciù: “Non penso di essere il più ricco del mondo perché ho i soldi adesso, ma perché sono molto fortunato, ho realizzato il mio sogno. Pochi bambini possono farcela, ma stiamo facendo - attraverso anche la mia fondazione o attraverso quella di Drogba, per esempio - molto per loro, perché possano permettersi di sognare”, sottolinea.
BONOLIS - Per raccontare le gesta di questo eroe nerazzurro Piero Chiambretti scomoda l’interista Paolo Bonolis: “La patria nerazzurra doveva essere esaltata, Eto’o è arrivato e ha portato con sé la Champions che mancava da 45 anni e una carica che lo rende assolutamente amato da tutti i tifosi”, dichiara il conduttore.
GLI INIZI - Dal Camerun arrivò in Spagna per giocare nelle giovanili del Real Madrid, nessuno andò ad accoglierlo all’aeroporto, arrivò a destinazione in autobus, dopo sette ore di attesa. Capello è stato il primo allenatore europeo ad allenarlo, poi è arrivato Guardiola: “Ci sono stati dei diverbi con Pep, ma quando ho lasciato Barcellona non avevo rimorsi: lui ha scelto un altro e io sono stato felice di essere andato all’Inter e di essere riuscito a dimostrare il mio valore”, sostiene. Difende Benitez, non racconta cosa è successo davvero nello spogliatoio, cosa ha incrinato i rapporti tra squadra e allenatore, ma non se la sente di infierire sul tecnico spagnolo: “Non è stata colpa sua – dice ancora - e con noi ha vinto due coppe importanti, io non gli ho fatto di certo la festa: lo conosco da quando ho 17 anni”.
LEONARDO - Eto’o parla anche del presente nerazzurro e del suo attuale allenatore. “Non devo parlare io di Leo come tecnico - dice il camerunense - è bravo e lo sanno tutti, ha fatto bene anche al Milan, posso dirvi sicuramente che è una brava persona e quando un allenatore è anche umanamente bravo, è una cosa molto positiva”.
CONCORSO ‘VINCI IL DERBY’ - Il ‘Bunga Bunga’ l’ha conosciuto in Italia, ma ad ogni suo gol con la maglia dell’Inter, parte una danza tutta africana - coreografia e scenografia di Marco Materazzi (‘Grazie a lui sono a Milano) - che è ormai un tormentone. Neanche Pierino riesce a fargli svelare il segreto (di spogliatoio) sul suo significato, intanto mister Banfi - Oronzo Canà passa sullo schermo: “Chi lo scopre, gli regaliamo i biglietti del derby”, scherza l’attaccante. Il concorso è partito.
IMBARAZZI - Di ‘buuu’ da stadio ne ha sentiti fin troppi: “Sono una brutta esperienza, e poi non capivo perché quei tifosi pagavano un biglietto per vedere giocare una scimmia. Poi ho capito, quando mi hanno detto che fischiavano perché sono il migliore e ho cercato di dimostrarglielo. Ma in certi campi non meritavano di vedermi giocare e non ci sono andato più”, continua. Il bomber interista ha paura dell’acqua (‘Perché non ho mai imparato a nuotare’) e dei cani (“Uno, quando ero piccolo, mi ha rotto un ginocchio: mi sa che era milanista’), ma non certo delle ‘gatte nere’: la show-girl Ainett Stephens improvvisa per lui un ballo seducente, il giocatore interista incassa ‘lo scherzetto’ con un sorriso e si immobilizza sulla poltroncina: stavolta dribblare non servirebbe.
Una sua frase serve a spiegare, meglio di qualsiasi altra cosa, il camerunense: “Corro come un nero per vivere come un bianco”. Un nero che mister Aragones diceva fosse blu: il nerazzurro era nel suo destino.
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