parola al tifoso

Gasperini integralista e provinciale. E Palacio cosa avrebbe cambiato?

di GIULIO CESARE CIPRIANI Tutto è iniziato con la promessa di non stravolgere la squadra, di partire dal 4-4-2 per passare pian piano al 4-3-3, dando modo ai giocatori di adattarsi senza però perdere identità. Ed infatti, già dalla prima...

Alessandro De Felice

di GIULIO CESARE CIPRIANI

Tutto è iniziato con la promessa di non stravolgere la squadra, di partire dal 4-4-2 per passare pian piano al 4-3-3, dando modo ai giocatori di adattarsi senza però perdere identità. Ed infatti, già dalla prima uscita stagionale il 4-4-2 era definitivamente sparito. Volatilizzato. Solo test su test con il 4-3-3 provando tutte le combinazioni possibili ed immaginabili di giocatori, per cercare di capire chi, dei giocatori in rosa, aveva fiato e gambe per giocare in modo così dispendioso. Dopo tutta una serie di evidenti fallimenti con conseguenti insuccessi sportivi (a spese di carriolate di gol subiti), siamo arrivati allo scempio tattico di domenica sera dove ci si è finalmente resi conto che dei cinque attaccanti dell'inter non ce n'è nemmeno uno in grado di giocare come esterno, mentre a centrocampo l'età anagrafica si è fatta sensibilmente sentire (altro che chiedere a Cambiasso e Stankovic di fare a turno il centrocampista ed il difensore aggiunto). Stendiamo un velo pietoso poi sulla difesa, dove ci si è inventati persino Zanetti, a 38 anni suonati, come difensore centrale con il compito di fermare Hernanez e Miccoli. Tutto questo perchè? La risposta è una sola: integralismo. Integralismo sul modulo tattico, integralismo sulle idee, integralismo sul modo di affrontare le partite dimenticandosi che la squadra va adattata anche all'avversario, soprattutto quando è in fase di rodaggio. E l'integralismo è conseguenza della caratteristica meno nobile di questo Gasperini: la provincialità. L'Inter non è una squadra di centro classifica (come il Genoa) dove si possono fare esperimenti, prove, si può aspettare, cercando qualche risultato positivo con gli elementi umani a disposizione. L'Inter è una squadra che ha tre obbiettivi seri, concreti, importanti, dal campionato alla Champions, passando per la coppa Italia. E quindi bisogna ragionare in modo differente, adattando il modulo agli uomini e non viceversa, studiando gli avversari e adattando il gioco di conseguenza (vedi Mou con Barcelona). Bisogna talvolta uscire dalla mentalità provinciale e entrare in quella più "industriale", dove quello che conta è il risultato, sacrificando talvolta il bel gioco ed il romanticismo. In tutto questo, sicuramente la campagna acquisti ha la sua giusta parte (sono stati presi tanti giocatori ma senza una identità precisa, senza una idea di modulo ove collocarli, quasi tanto per prenderli più che per reale necessità, come se di dovesse riempire il parco uomini con tanti elementi variegati per poi sottoporli a qualcun'altro, non certo Gasp). In tutto questo, pur non considerando quello che tutti noi sappiamo bene ossia che Moratti aspetta Pep Guardiola e nel frattempo cerca di imbarcare meno acqua possibile ricorrendo nel frattempo ad allenatori poco costosi e di poche pretese, poniamoci comunque una domanda: ma sto' benedetto Palacio, se domenica sera fosse stato in campo, avrebbe cambiato qualcosa?

GC Cipriani