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parola al tifoso
Il derby d’Italia non sarà mai una semplice partita di calcio. Da quasi un secolo, infatti, si affrontano due filosofie differenti, due concetti agli antipodi di intendere la pratica sportiva, due modi antitetici di rappresentazione della propria storia. In campo non vi sono solo tre punti da conquistare, una qualificazione europea da inseguire, un grido di giubilo sull’avversario: sul prato verde di gioco c’è la necessità e la voglia di rimarcare alcune differenze di stile, di accettazione delle regole, di comportamenti conformi al vivere sociale. Inter contro Juventus, però, presuppone sempre qualcosa di più: l’anima necessaria per indossare la maglia nerazzurra. Anima significa inseguire la linea tracciata dalle stelle per raggiungere i colori del cielo e della notte; per anima s’intende l’obbligo di onorare la maglia intrisa di sudore e gloria dei campioni del passato; l’anima dev’essere l’anello di congiunzione per imporre la rivalsa contro lo spergiuro, l’onta dell’offesa, l’insabbiamento mediatico. L’anima è l’Inter.
L’anima umana, secondo le ricerche condotte dal Dottor Duncan MacDougall nei primi anni del Novecento, è misurabile. Affermò che dopo la morte il peso corporeo risulta essere inferiore di 21 grammi. Una sconfitta contro gli acerrimi rivali è- esclusivamente in senso sportivo- un evento luttuoso, un trauma calcistico difficilmente digeribile. 21 grammi non sono sufficienti al tifoso interista a metabolizzare l’esito negativo di una partita così sentita. Il cinema diede spunti all’approfondimento del tema sull’anima; il Meazza era pronto a creare una splendida scenografia per la nuova pellicola nerazzurra. Lo stadio gremito, la consegna della maglia numero 4 da Inter Forever al Capitano, la festa di compleanno del Presidente che dagli abissi della disfatta ci ha condotto in cima al mondo, erano i presupposti giusti, essenziali, per far trionfare la “fede” nerazzurra contro il mondo bianconero.
Mauro Icardi sceglie sempre di esser protagonista delle vicende interiste. Quando poi vede bianconero si trasforma in un moderno supereroe capace di ridimensionare le velleità dei cattivi per antonomasia: il suo goal di “rapina” in area di rigore ha fatto inorridire gli juventini. L’Inter pressa, sviluppa un buon calcio, la Juventus è un pugile stordito messo all’angolo: il colpo del ko tecnico viene però sminuito da un’insensata segnalazione di fuorigioco. L’Inter è viva, ma, purtroppo, da lì a poco, sarà destinata ad una lenta agonia. Nei 21 grammi di MacDougall sono racchiusi gli errori di una squadra incapace di sfruttare il vantaggio, troppo impaurita contro la prima della classe, inerme dinanzi le prime difficoltà. Un retropassaggio sbagliato, un errore di posizionamento, l’atteggiamento molle, sono un insieme di fattori che indispettiscono coloro che ripongono nella squadra del cuore delle attese per ridare dignità ad una stagione tormentata.
Nel secondo tempo della gara è evaporata l’anima dal corpo degli uomini nerazzurri. Sugli spalti, davanti alle televisioni, alla radio, milioni di fedelissimi interisti vedevano sgretolarsi inesorabilmente la speranza del successo. La beffa si è consumata a dieci minuti dalla fine quando l’encefalogramma piatto della squadra di Mancini ha permesso agli avversari di portare a casa la vittoria. Sono stati quei 21 grammi (per gli juventini 23) a determinare un insuccesso bruciante, una resa incondizionata senza lotta. L’anima nerazzurra non ha peso specifico. E’ impossibile quantificare il piacere della scelta, la voglia di non conformarsi ai cliché imposti dal sistema: è un sentimento totale che avvolge la storia ed il vissuto di chi vince, perde, vive, muore, ma risorge sempre col pensiero fisso della Beneamata. L’anima è il vero “top player” da riportare in squadra per la prossima stagione.
MELO NICOTERA (@NicoteraMelo)
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