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parola al tifoso
Il suono riecheggiante della prima campanella scolastica ha, senza dubbio alcuno, creato una miscela differente di emozioni in migliaia di giovani generazioni. Il piacere di un nuovo mondo da esplorare si accompagnava all’ansia di cimentarsi in un universo sconosciuto, mai visto, intriso di aspettative. Ed è proprio questo lo stato d’animo che ha accompagnato il primo giorno di scuola di un bambino speciale, di nome Internazionale. Vestito di nero e d’azzurro, scintillante come se si trovasse sotto un cielo di stelle, si è accomodato al primo banco con la voglia di riscrivere il corso della storia.
Il piccolo Internazionale, spinto dalla sua innata voglia di imparare, rimase estasiato dal carattere aulico della lingua italiana. Consonanti, vocali, frasi da comporre furono la molla che lo spinsero ad addentrarsi nel piacere della scoperta culturale. Si palesarono, però, i primi contrattempi: il bambino, infatti, trovava delle difficoltà a pronunciare la lettera B. La maestra, i compagni di classe, il mondo intero, indispettiti e frustrati da questo strano avvenimento, cominciarono a dubitare dell’onestà di Internazionale, condannandolo ingiustamente, esclusivamente sulla base di un giudizio morale. La “relazione” della maestra sulla problematica di Internazionale, fatta passare erroneamente per sentenza inappellabile e definitiva, diventò così prova di colpevolezza insindacabile del ragazzo a tinte nerazzurre. Vennero avanzati dubbi anche sulla buona fede di un personaggio che aveva contributo alla formazione etica e ideologica del bimbo: suo nonno Giacinto. Accuse infamanti, ricostruzioni fantasiose, ingiurie gratuite: era questa la pena da espiare se ci si considerava diversi dagli altri, se non si conosceva il significato della lettera B. Internazionale, forte delle sue idee e della sua integrità, non ha mai avuto dubbi: non riuscire a pronunciare quella lettera è diventato il suo principale vanto.
Durante la ricreazione, ci furono i primi battibecchi con alcuni impertinenti compagni di classe. Il nodo del contendere era relativo al calcolo dei voti in pagella. Entrò in gioco, dunque, una scienza esatta: la matematica. Internazionale, che conosceva bene la materia, dovette sorbirsi calcoli approssimativi di due alunni antipatici che, stranezze del caso, riuscivano a pronunciare in maniera sciolta quella lettera. Il primo di essi, di nome Devil, seguendo le orme propagandistiche del padre, sosteneva di aver ottenuto i migliori risultati possibili dell’intero globo terreste; l’altro, registrato all’anagrafe come Notre Dame, nonostante fosse andato dietro la lavagna innumerevoli volte per le tante marachelle combinate, raddoppiava i suoi successi, i suoi meriti, i suoi calcoli statistici, sostenendo, presuntuosamente, di possedere anche alcune stelle della volta celeste. Internazionale, conscio delle inesattezze propugnate dai compagni, si limitò a rappresentare numericamente i suoi mirabolanti risultati.
La giornata scolastica stava per volgere al termine. Rimaneva da completare il quadro delle lezioni con l’ora di religione. Entrò in classe un riccioluto uomo brasiliano, attento lettore delle Sacre Scritture, venuto in Italia per tramandare il suo credo, soprannominato “Il Profeta”. Si presentò vestito di tutto punto, avevagli occhi della classe puntati addosso, non poteva assolutamente sbagliare un “passaggio” della sua veduta di idee. Internazionale, seduto in prima fila, ne rimase folgorato. Il maestro, che conosceva la storia di ogni singolo alunno, decise di affidare al ragazzo vestito di nerazzurro il ruolo di capo-classe. Il bambino, entusiasta del riconoscimento, chiese al profeta brasiliano quali fossero le motivazioni alla base di questa scelta. La risposta fu netta, chiara, decisa: ”Ti meriti questo ruolo: non sei mai stato negli scandali e non conosci il significato della lettera B”. La classe insorse, la voce si sparse fino al cortile; i genitori, i docenti, le Istituzioni cominciarono a fare demagogia su dati certi, condanne passate in giudicato, riscontri logici. La campanella suonò per la seconda volta: la lezione era finita.
Internazionale, oggi, ha più di cento anni ed è splendente come quel primo giorno di scuola. E’ riuscito nel suo intento di riscrivere parte della storia mondiale. Ha superato mistificazioni, attacchi personali, invettive; ha sudato e lottato onestamente, a differenza dei suoi ex compagni che sgomitavano per raggiungere l’unica cosa che per loro contava: il successo. Internazionale è il simbolo di molti uomini. Internazionale non riuscirà mai a pronunciare quella famosa lettera B.
MELO NICOTERA
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