parola al tifoso

Il progetto c’è ma non si vede

Alessandro De Felice

PAROLA AL TIFOSO ROCCO MEO È  da poco scoccato il minuto novantuno in un San Siro gremito come non lo era da un po’, quando a seguito di un’azione di gioco banale, in un attimo si riassume la sciagurata stagione di una squadra che...

PAROLA AL TIFOSO ROCCO MEO

È  da poco scoccato il minuto novantuno in un San Siro gremito come non lo era da un po', quando a seguito di un'azione di gioco banale, in un attimo si riassume la sciagurata stagione di una squadra che quindici mesi fa si trovava sul tetto del mondo ed ora è, prevedibilmente, l'ombra di sé stessa.Le magiche notti del 2010 sono così vicine e così lontane, l'involuzione è talmente impietosa da non sembrare possibile.I primi, tutt'altro che lievi scricchiolii si erano avvertiti distintamente la scorsa stagione, celati da trofei prestigiosi ma tutt'altro che proibitivi da raggiungere, specialmente se trascinati da uno o più campioni, magari un po' appannati, ma pur sempre campioni.Quest'estate, ma già l'inverno scorso, le strategie di mercato avevano lanciato segnali inequivocabili di un ridimensionamento  improvviso difficile da accettare per tutti e ampiamente negato dai piani alti della società.Ora si è giunti alla resa dei conti, agli "zero tituli" una volta timore di sfottò per gli avversari ed ora incubo dei sostenitori della Beneamata.Ma la cosa davvero preoccupante è che nonostante le rassicurazioni del Presidente, di un progetto vero non c'è neanche l'ombra: quattro cambi di guida tecnica, identità tattica mutata decine di volte persino durante la stessa partita, idee confuse sul mercato che hanno portato alla Pinetina ben tre giocatori dalla neo-retrocessa Sampdoria (!), giovani improbabili fuoriclasse e, dulcis in fundo, presunti campioni lungodegenti a sostituire da un momento all'altro uomini-chiave dell'ormai sospirato "triplete".Molti eroi hanno imboccato la parabola discendente, non c’è più un vero top-player, e gli interpreti scelti per ravvivare la rosa difficilmente se ne sono dimostrati all'altezza.E allora magari non chiamiamola rifondazione, ché i proclami portano sempre sfiga, ma iniziamo ad agire in maniera decisa e chiara sul mercato perché non è giusto lasciare morire così, quasi a mani basse, il sogno di otto milioni e mezzo di innamorati dei colori nerazzurri.Ripartiamo da Julio Cesar, nuovo leader dello spogliatoio, da Samuel, Zanetti e Cambiasso, forse da Maicon, ma lasciamo andare, come alla fine di ogni bella storia d'amore, gli altri interpreti della stagione perfetta.Poi sotto con giovani di livello assoluto: M'Vila, Isla, magari Ogbonna e persino Destro o Mariga, lasciati andare troppo repentinamente. Tra quelli già “scritturati” i soli Faraoni, Ranocchia, Poli e Coutinho sembrano poter raggiungere livelli pari al prestigio della maglia che indossano.Magari per l’agognato fair play finanziario non potremo più permetterci un Ibra o un Eto'o, ma sicuramente non dovremo più permetterci di perdere un altro Sanchez per una manciata di milioni.Il tutto solo dopo essersi schiariti le idee sulla via da percorrere a proposito dell’area tecnica, da Branca in giù, fino a giungere al tecnico: solo così si potrà parlare di progetto. Perché dopo un anno di purgatorio ed uno di inferno difficilmente il popolo nerazzurro accetterà di buon grado un altro anno di insuccessi.