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parola al tifoso
“Non è beneficenza, è solidarietà sociale”. Così ieri, Francesco Toldo, pure lui a New York come ambasciatore, ha definito Inter Campus.
La società nerazzurra è diventata partner ufficiale delle Nazioni Unite. Un orgoglio per chi è interista, per chi del calcio apprezza ancora la sua potenza, la sua capacità di appassionare e accomunare milioni di persone nel mondo. Non c’è colore di pelle che tenga, non esistono differenze di alcun genere: dietro una palla che rotola siamo tutti uguali, tutti inseguiamo qualcosa.
E ieri, pure così distanti dalla ‘grande mela’, appartenere ai colori nerazzurri è stato più che mai una cosa bellissima. Sapere che migliaia di bambini senza speranza riescono a sorridere, a guardare al futuro con occhi diversi grazie all’Inter è un progetto che scalda i cuori. Il freddo Palazzo di Vetro, di solito sfondo per i programmi politici degli uomini più importanti della terra, ha ospitato – per la prima volta - un’idea, il sogno realizzato di una squadra di calcio.
Tutto è cominciato in una favelas brasiliana: “Non potevamo chiudere gli occhi di fronte alla possibilità di poter ridare il sorriso a dei bambini, di fargli sentire che appartenevano al mondo”, ha esordito Massimo Moratti.
Nelle strade di venticinque Paesi, da ormai quindici anni, spuntano bimbi che indossano la maglia nerazzurra: “L'Inter diventa il loro grande amico, un amico che li aiuta a sentirsi coraggiosi e dà loro la libertà di esprimersi", ha spiegato il presidente nel suo discorso.
"Un esempio positivo di responsabilità sociale”, una strada difficile da intraprendere, senza fini di scouting, priva di qualsiasi ritorno economico. Ma non un peso, semmai una ragione per esserci, per essere l’Inter.
Angola, Argentina, Bolivia, Bosnia Herzeg., Brasile, Bulgaria, Cambogia, Camerun, Cina, Colombia, Congo, Cuba, Iran, IsraeleItalia, Libano, Marocco, Messico, Palestina, Paraguay, Polonia, Romania, Tunisia, Uganda, Ungheria, Venezuela: lo staff di Inter Campus è arrivato in posti lontani ed esposti a tante problematiche tra le quali la guerra, quella vera. Gli allenatori nerazzurri insegnano alla gente del posto a prendersi cura dei bambini di strada e insieme gli riconsegnano il loro diritto ad essere piccoli, a divertirsi, a dimenticare per un po’ le tragedie che caratterizzano la loro vita. Questo programma 'agisce da supporto allo sviluppo del sistema educativo delle popolazioni'. Carlotta, la figlia del presidente Moratti in prima persona si occupa di tutto. Tutto quello che serve per i bambini che sono il futuro da preservare “diversi per cultura, colore della pelle, lingua, identici però nei sentimenti".
Lontani e tenuti insieme dall’Internazionale. Perché ‘noi siamo fratelli nel mondo’. Il club milanese cerca ogni giorno di colorarlo di nerazzurro regalando a questi ragazzi la possibilità di imparare a credere in se stessi anche quando si vive in mezzo alle difficoltà. Un sorriso, una speranza, la forza delle idee: cose così rendono fieri gli interisti. Le stelle colorate di Inter Campus nei cuori e sulle maglie nerazzurre: è la patch più vera che esiste.
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