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parola al tifoso
È la serata più importante per la stella del firmamento nerazzurro. Milano, per la notte più lunga della sua storia, si trasformerà in una moderna Hollywood per celebrare il “regista” di una delle belle più storie d’amore mai raccontate. Milioni di tifosi interisti prenderanno il posto di Paolo Sorrentino e riavvolgeranno il nastro di questo lungo film durato vent’anni. San Siro diventerà la boulevard di Los Angeles e farà da cornice all’evento; il popolo nerazzurro accalcherà la platea della più importante “multisala” del calcio; un rettangolo verde di gioco farà da “tappeto rosso” per l’ingresso in campo del simbolo dell’ideologia interista. La macchina da presa si appresta a riprendere la scena finale del lungometraggio, di un percorso di vita intriso di passione e sentimento, di lacrime e sofferenza, di successi, di conquista del Mondo. La pellicola cinematografica è pronta a far rivivere i vari fotogrammi dell’epopea più importante degli ultimi decenni nerazzurri. Entra in scena Javier Adelmar Zanetti.
CIAK SI GIRA - Un terrazzino milanese, nella metà degli anni Novanta, accoglie un giovane calciatore argentino, poco conosciuto al grande pubblico, che entra a far parte di un mondo nuovo, di una società caratterizzata da valori e idee che le hanno permesso di conquistarsi l’appellativo di “Internazionale”. Quel talento argentino, col ciuffo alla James Dean, col sudore e il lavoro quotidiano, riuscirà a conquistarsi il ruolo di “attore protagonista” nella storia a tinte nere ed azzurre. Anni di lunghe falcate sulla fascia ricordano le corse solitarie di “Forrest Gump”, con la smania e la voglia di lottare per raggiungere un unico obiettivo: portare nell’olimpo del calcio la sua amata Inter. Anni bui, anni di sofferenze, anni in cui la gloria tarda ad arrivare: la prima parte di carriera nerazzurra del “trattore” è lontana da gloriosi riconoscimenti. Da grande Imperatore nerazzurro subisce la sconfitta più dolorosa, abdicando in una data chiave della storia mondiale: il 5 Maggio. La caduta napoleonica viene rievocata nello Stadio Olimpico di Roma, con Zanetti e i suoi uomini che vedono sfuggire il tricolore tanto atteso. La frustrazione è grande, il senso d’impotenza potrebbe portare alla sconforto. Come nelle migliori trame, anche in quella del capitano interista c’è un nemico da combattere, l’avversario che altera le regole del gioco, il prepotente di turno che si appropria del fine machiavellico per raggiungere l’unica cosa che conta: il successo. È il 2006, l’Italia pallonara viene travolta dallo Tsunami di Calciopoli. Vengono alla luce torbidi rapporti tra società che minano la regolarità dei campionati. Zanetti, insieme a tanti tifosi nerazzurri, capisce che non era necessario compiere un “solo passo” per la vittoria, ma, parafrasando Marco Tullio Giordana, c’erano “Cento Passi” da percorrere per rompere con la logica malavitosa che “correva” assieme ad un pallone. Come diceva il protagonista di quella storia, quel Peppino Impastato barbaramente ucciso dalla criminalità organizzata, “la mafia, applicata a tutti i settori - aggiungo io -, è una montagna di merda”.
TRIONFI - Può adesso iniziare la “Fuga per la Vittoria” per l’emblema argentino. Ed il trionfo è lì, dietro l’angolo, pronto ad accogliere un esempio di professionalità e sportività. Una serie di scudetti in fila, prestigiosi riconoscimenti nelle coppe nazionali, un dominio assoluto ed incontrastato “sul campo”: la bacheca di Pupi comincia a riempirsi di “David di Donatello”, del “Golden Globe”, della “Palma d’oro”. Manca il riconoscimento finale, il premio per antonomasia. Il 22 Maggio del 2010 esce, nelle sale di Madrid, il film più atteso, quello inseguito per anni dal mondo interista: “I migliori anni della nostra vita”. Sotto la regia di Josè Mourinho, 11 attori protagonisti conducono la loro squadra alla vittoria più importante: la conquista della Champions League. Da lì a breve, lo stesso “cast” si approprierà del trofeo mondiale, la coppa che consacra i sacrifici di una carriera, con Massimo Moratti ad osannare “Tutti gli uomini del Presidente”. Il percorso per gli eroi, però, è sempre fatto di sentieri tortuosi, di pericoli durante il tragitto: un terribile infortunio, infatti, costringe il numero 4 nerazzurro a restare fuori dai terreni di gioco per svariati mesi. Il primo vero ostacolo della carriera rischia di compromettere il prosieguo della stessa al nativo di Buenos Aires. “Braveheart” Zanetti, guidato dalla solita contagiosa passione per il mondo del calcio, si rituffa dopo pochi mesi nel mondo Inter, in mezzo alla battaglia, fungendo sempre da punto di riferimento per la storia ambrosiana.
THE WINNER IS - Ma anche gli eroi capiscono quando è arrivato il momento che siano altri a riscrivere la storia. Il simbolo nerazzurro omaggerà in altri vesti i colori del cielo e della notte. In questi anni è stato modello di professionalità, di attaccamento alla maglia, leader indiscusso di un modus vivendi chiamato Internazionale. Stasera verrà trasmesso uno dei capolavori della centenaria storia nerazzurra: “La Grande Bellezza”. Dagli spalti, dalle televisioni di tutto il mondo, dal mondo stellato di Facchetti e Prisco, si sentirà un unico coro: “And the Oscar goes to…Javier Adelmar Zanetti”.
MELO NICOTERA
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