parola al tifoso

La mia Inter “blaugrana”

Alessandro De Felice

di MANUEL BRAMBILLA Ho riflettuto un po’ sul Barcellona, sul modo che ha la squadra di Guardiola di porsi in campo, di dominare il gioco e di frustrare l’avversario. Ho provato a dissociare i singoli che compongono quell’orchestra...

di MANUEL BRAMBILLA

Ho riflettuto un po’ sul Barcellona, sul modo che ha la squadra di Guardiola di porsi in campo, di dominare il gioco e di frustrare l’avversario.Ho provato a dissociare i singoli che compongono quell’orchestra meravigliosa, osservando chi occupa determinate zone del campo.Poi ho pensato all’Inter, a chi fa giocare oggi e a chi dovrebbe invece far giocare domani per emulare gli extraterrestri che sono scesi in campo a Wembley e hanno annientato l’armata rossa di Sir Alex Ferguson.

A mio modesto avviso, il loro portiere non è nulla di eccezionale. Per essere ancora più chiari: tra Victor Valdes e Julio Cesar, mi tengo tutta la vita il nostro portierone. Casomai inizierei a ragionare in ottica futura per non passare nemmeno un anno senza un grande portiere.

Il reparto difensivo blaugrana è così composto: Dani Alves, Piquè, Puyol e Abidal. In finale ha giocato Mascherano, un centrocampista adattato a difensore centrale, al posto di capitan Puyol. Il terzino brasiliano in realtà funge più da ala che da difensore, anche se difficilmente lascia scoperta la fascia destra di difesa. Ottimo giocatore, senza dubbio. Piquè è strepitoso, ingloba un sacco di qualità sia fisiche che tecnico - tattiche. Puyol inizia a sentire il peso degli anni (33) ma è ancora oggi un ottimo difensore centrale, il classico mastino. Abidal è un terzino sinistro come ce ne sono tanti. Niente di più.Presi singolarmente, quindi, Maicon, Lucio, Samuel e Nagatomo non sono certamente inferiori al quartetto del Barça.Diverso è, invece, l’atteggiamento con cui i giocatori scendono in campo, anche se probabilmente molto è dovuto ai meccanismi dell’intera squadra.I quattro giocatori del Barcellona, infatti, occupano sempre una zona di campo molto avanzata, consentendo alla squadra di rimanere quasi perennemente nella metà campo avversaria, ma come dicevo sopra, ciò è sicuramente dovuto anche al comportamento di centrocampisti ed attaccanti.

Il centrocampo è la chiave di volta del discorso. Il Barcellona si schiera a tre uomini, e stiamo parlando di Busquets, vertice basso, più Xavi e Iniesta a fare da cervelli, play maker e primi incontristi. Per emulare qualcosa di simile, l’Inter dovrebbe schierarsi con Cambiasso vertice basso, più Sneijder e un giocatore che ad oggi non c’è. Fosse Fabregas, ad esempio, il discorso inizierebbe a filare. Quindi il primo pesante investimento andrebbe fatto per portare un cervello in più nella mediana nerazzurra. Catechizzare Wesley e Cesc a svolgere un ruolo alternato di contenimento e ripartenza offensiva, in perfetta sincronia di movimenti, sarebbe compito dell’allenatore. Impresa non semplice, con due giocatori molto più abituati ad offendere che a coprire, però il gioco vale la candela, dato che un’altissima percentuale dello strapotere della banda di Guardiola nasce proprio in mezzo al campo.

In attacco, i blaugrana, schierano Messi (inarrivabile per chiunque), Villa e Pedro. Sul numero dieci c’è poco da dire: è il calcio, il numero uno in assoluto. Villa è un grandissimo bomber, vive per il goal. Pedro è il giovane fenomeno, e se c’è da realizzare una rete pesante, lui c’è sempre.Il trio d’attacco del Barça è in continuo movimento, scambio di posizioni e pressing forsennato nel momento in cui l’altra squadra prova a far ripartire l’azione.Chiaro che fare pressing e sapere che in seconda battuta, a pochi metri di distanza, sono già pronti i centrocampisti, e poco oltre i difensori, a livello di convinzione aiuta moltissimo.Fronte Inter, prendendo spunto dai catalani, bisognerebbe proporre qualcosa di altrettanto letale e funzionale alla squadra. La risposta potrebbe essere un trio composto da Eto’o, Milito (Pazzini) e Sanchez. Il camerunese vale più di Villa e di Pedro, quindi sta più che bene nel nostro tridente ideale. Sanchez avrebbe il probitivo compito di essere un vice Messi, cosa impossibile per chiunque, ma il cileno può dire abbondantemente la sua. Oltretutto l’attaccante dell’Udinese (per ora) fa un gran movimento e sarebbe perfetto nel discorso di squadra dinamica e collaborativa reparto per reparto. Il nostro Pedro dovrebbe essere uno tra Milito e Pazzini, e qui sento di dover esternare un mio pensiero, quasi un timore: temo che il Pazzo, per quanto ottimo bomber e gran finalizzatore, non valga il Principe in termini di valore assoluto. Detto questo, Milito non sarà eterno, e anche se dovesse rimanere all’Inter difficilmente potrà garantire goal e dinamismo allo stesso tempo. Quindi rischiamo di trovarci con un mezzo campione e un giocatore sul viale del tramonto. Situazione da prendere con le pinze.

Riassumendo, l’Inter blaugrana scenderebbe in campo così: J.Cesar, Maicon, Lucio, Samuel, Nagatomo, Cambiasso, Fabregas, Sneijder, Sanchez, Eto’o, Milito.