parola al tifoso

Le Strama-sfide: lavoro ed entusiasmo. Altro che spensieratezza…

E’ stato bravo a ridare entusiasmo ad un ambiente decisamente spento dopo i fasti del triplete. Nessuno, prima di Andrea Stramaccioni, (e con tanto di certificato da ‘grandi tecnici’) era riuscito a mettere da parte Mourinho. Lo...

Eva A. Provenzano

E' stato bravo a ridare entusiasmo ad un ambiente decisamente spento dopo i fasti del triplete. Nessuno, prima di Andrea Stramaccioni, (e con tanto di certificato da 'grandi tecnici') era riuscito a mettere da parte Mourinho. Lo accostano a lui è vero, ma lo fanno semplicemente per ricordarne i modi. Il popolo interista sa perfettamente che è il nuovo che avanza, il cardine di un progetto ricominciato.

LA SCELTA - L'allenatore nerazzurro è stato scelto da Massimo Moratti: osservando il lavoro di Strama con la Primavera deve avere intravisto doti che in pochi gli assegnavano, potenzialità oggi note. Il presidente, forse, non se l'aspettava proprio così. Magari si invece, ma non credeva venissero fuori così presto. Eppure è successo e i meriti sono tutti del più giovane allenatore della Serie A

E' SUO - Lui dice che sono dei suoi uomini, degli interpreti di quelle che sono solo idee. Quelle tutte le hanno, ma evidentemente cambia il modo di trasmetterle se giocatori che l'anno scorso venivano considerati da buttar via sono tornati ad essere preziosi. Leggi Cambiasso, Ranocchia, Samuel. I giovani poi, lui li ha voluti e li ha valorizzati: Juan Jesus per esempio. Era alla Pinetina già a gennaio: lui lo ha notato e lo ha fatto diventare protagonista della sua difesa. Pure il mercato è passato per le sue mani: lo ha concordato con Branca e Ausilio (che gli aveva consigliato di non accettare l'Inter per affetto) certo, ma Cassano lo ha chiesto 'timidamente', Milito se lo è scelto e ha preferito lasciar andar via Pazzini (e quasi lo davano per matto), ha rinunciato a Julio Cesar, ha chiesto Handanovic, ha adottato PalacioGuarin, ha voluto Mudingayi e Gargano. Aveva chiesto in dono un colpaccio (Paulinho, Lucas o Lavezzi), ma non lo ha ottenuto e si è adattato.

MODIFICHE - Così come ha fatto con la sua squadra quando ce n'è stato bisogno. Senza essere 'capoccia' è passato da un modulo ad un altro e sono arrivati i risultati. 

SFIDE - La sua prima sfida era ridare all'Inter la voglia di guardare in alto, aggregarla, ridarle lo spirito di appartenenza che sembrava essersi perso a Madrid. E c'è riuscito. Poi è arrivato il momento di raddrizzare il gioco interista: dopo le difficoltà sono arrivate nove vittorie. Dicevano anche che la sua prima vera gara da vincere era quella contro la Juve: fatto, ha vinto anche quella. Adesso arrivano altre cose a cui badare: tenere la squadra con i piedi per terra, rispondere sul campo all'emergenza in difesa dovuta alle assenze di Samuel e Ranocchia. Poi dovrà pensare anche all'innesto di Sneijder nel suo gioco.

PUNTUALE - Il mister ha fatto un passo alla volta lavorando e lavorando fin dal primo giorno: dall'evidenza ai dettagli, tutto sotto esame. Chi lo affianca dice che è quasi maniacale nel preparare le partite; spesso cambia le sue formazioni in base all'avversario e dice che questa è la sua forza: "Non ho una squadra tipo, ho una rosa che può interpretare diversi moduli".

MA STILE DE CHE - Entusiasmo, capacità di leggere le gare e di spiegarle tatticamente e tecnicamente nei particolari, comunicazione, gioco, fiducia. In mezzo a tanti lati positivi gli hanno trovato un difetto, "è permaloso, quasi spocchioso", dicono. Prima gli sparano in faccia (o quasi) aggettivi strani, poi si lamentano. Provinciale, spensierato. Cose che senti e nell'immediatezza del contesto non sembrano affatto complimenti. Poi gira che ti rigira lo diventano e lui - che l'italiano lo conosce - si trova dalla parte del torto perché ha osato ribellarsi, perché le polemiche se le è inventate. Gli interisti lo hanno capito bene bene: Strama si è cucito addosso la loro stessa pelle, sa esattamente cos'è l'ironia e non 'si tiene' le battutine inutili. "Ma tanto loro sono così". Tirano la pietra, nascondono la mano. E poi ti mandano a lezioni di stile...