- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
parola al tifoso
di Alberto Marzagalia
Il 24 gennaio 2010, con la solita arguzia, lungimiranza ed inimitabile schiettezza, MOU disse tutto, forse unico, o tra i pochi, ad averlo capito fin da allora.
“Oggi avremmo vinto fino a sette giocatori rimasti, in un modo o nell’altro vinceremo questo scudetto che non ci vogliono far vincere. Quello che ho visto stasera non mi piace..”
Una volta di più, grandissimo! Non piacque nemmeno a noi aver stabilito un record per un’originalissima espulsione causata da un primo giallo per simulazione a centrocampo (?), averne subito un’altra precedente dopo che il direttore di gara aveva fatto di tutto per innervosire il miglior uomo in campo, con ulteriore corollario di nefandezze varie.
Non fu gradito, ma chi la vedeva più lunga aveva capito tutto.
Dopo arrivarono Tagliavento, i rigori non dati a Napoli ed altre cosucce in ordine sparso, fino a decretare l’assoluto record di rossi e squalifiche in una stagione in cui di memorabile, oltre al Triplete, ci furono i 4pti in due partite 9 vs 11.
MOU aveva capito, e se ne andò, non senza lasciare qualche trofeo in bacheca, piccole cose mai vinte tutte insieme da nessuna squadra italiana nella storia.
Cominciò a dire che “non era casa sua..” e ci credo, non voglio nemmeno che sia la mia un ambiente dove, piano piano, ricominciarono le riesumazioni dei parenti illustri di radiati, inquisiti e dopati, e ritornarono (ricordate Lentini?) gli affaroni (Ibra in regalo dal Barça, ..) dell’unico dirigente della storia del calcio, al pari di un sedicente emiro kuwaitiano nel lontano ’82, che ha ritirato una squadra dal campo per via di un paio di lampadine bruciate.
Poi si ricominciò a parlare dello scudetto del 2006, necessario farlo per coprire le malefatte gestionali dell’Agnellino (100mln per Melo, Pepe, Quagliarella, Diego, Martinez, Almiron etc possono bastare per richiedere una perizia psichiatrica di un presidente?), totalmente dedito a sviare i poveri tifosi juventini dai risultati eclatanti di queste stagioni, finchè il capolavoro ebbe una sua reale completezza quando, coinvolta la Federazione, si cercò di giocare in modo infame con la reputazione di uno degli UOMINI migliori di sempre, la cui colpa reale fu quella di aver provato a fare il “cattivo” parlando di un quarto di finale di Coppa Italia col Cagliari.
Sì, caro Giacinto, hai sbagliato, hai telefonato anche tu e l’errore più grande è stato quello che un UOMO onesto non è capace nemmeno di accennarli certi discorsi, si rende ridicolo, come le accuse che ti sono state poi rivolte.
Magari ci piacerebbe che qualcuno in società, oggi, scrivesse un chiaro comunicato in cui si certificasse che telefonare non è reato (altrimenti ditemelo che vado a costituirmi subito, avendo parlato di calcio con mio zio fino a dieci minuti fa..), ma che è reato chiedere che venga ammonito un tuo avversario diffidato della prossima giornata, che è un ricatto obbligare un giocatore ad essere rappresentato dal tal procuratore filo-sabaudo se vorrà mai giocare in nazionale, che è reato far uso di sostanze dopanti per vincere una partita, che non garantisce equità essere Presidente di Lega ed AD di una delle squadre della stessa Lega ( a proposito, celebriamo lo scudetto 2011, il primo titolo rossonero senza Galliani alla Presidenza della Lega!).
Certo ci piacerebbe, come ci piacerebbe la rinuncia alla prescrizione essendo puliti, cosa peraltro impossibile visto il tenore di quanto sopra.
Ma ci piacerebbe più di tutto e tutti essere come Giacinto, ragion per cui dovremmo andare tutti allo stadio per un anno con la maglia numero 3.
Tutto ciò, però, non è piaciuto agli altri, l’impero del male reaganian-calcistico è rinato, in tutto il suo splendore, e sapete chi ce l’ho ha certificato col petto gonfio? Il giullare dei giullari, il cortigiano di finta intellettualità : Suma!
“Si va ripristinando lo status quo ante 2006”
Mai stato più d’accordo, è vero, MOU l’ha capito prima e se n’è andato, lasciando un vuoto che nemmeno l’amore più grande e la stima più profonda possono creare.
Anni bui “are back” e l’unica luce è quella dell’insegna di Giannino, dove l’Emiro, incollato al suo trono-tavolo, viene quotidianamente omaggiato dai suoi umili servi, tutti dediti a renderlo felice con regalie di ogni tipo, ultimo in ordine di tempo un pacco con fiocco rosa palermitano contenente un centrocampista della nazionale a prezzo da campionato giovanissimi.
Questa non voglio che sia casa mia, quindi caro presidente del Triplete, perché non ci iscriviamo alla Premier League?
Alberto Marzagalia
© RIPRODUZIONE RISERVATA