parola al tifoso

Nerazzurro Tenebra

Quell’angolo di sky non è più lo stesso. Lo hanno dipinto con colori che non ha mai avuto. Lo hanno macchiato di una colpevolezza indecente. ‘Illecito sportivo teso a migliorare la posizione in classifica’. Caro Giacinto, dovevi essere...

Eva A. Provenzano

Quell’angolo di sky non è più lo stesso. Lo hanno dipinto con colori che non ha mai avuto. Lo hanno macchiato di una colpevolezza indecente. ‘Illecito sportivo teso a migliorare la posizione in classifica’.

Caro Giacinto, dovevi essere proprio scarso nel fare i conti: quelle classifiche non hanno mai detto Inter. Non mi guardare così, non lo capisco neanche io cosa stia succedendo, come è possibile che tu sia diventato un manovratore. Eri un ‘brindellone’ dopotutto, se per questo ‘neanche troppo intelligente’. (http://www.fcinter1908.it/?action=read&idnotizia=5208). Lo so, non c’è granché da ridere.

Ti vedo su quella stella: il tuo sguardo azzurro, il tuo umore nero, il ciuffo che sa di Zanetti, quella voglia matta di dire quello che pensi. E non puoi, non puoi difenderti. Me lo sento, stai ripensando a tutto quello che sei stato. La tua scarpa numero 43, ti dicevano, non sarebbe mai stata quella di un campione. Lo sei diventato conservando te stesso, scegliendo l’Inter: “O vado a Milano o smetto di giocare a calcio”, hai detto. Avevi scelto la tua squadra ed è stata tua per sempre. Quante corse in bicicletta per arrivare al treno che da Treviglio ti portava a Rogoredo, dove ti allenavi da ragazzino. A furia di correre sei diventato l’Olmo della difesa nerazzurra, un difensore dai 59 gol in A, il terzo nome di quella squadra leggendaria guidata da Herrera. Hai sempre parlato di ideali sportivi. Ora, solo a vedere il tuo nome accostato alla parola ‘illecito’, mi vengono i brividi.

Sono triste stasera, mi sento impotente. Come quando a Superman danno la criptonite e non posso aiutarlo. Per chi è cresciuto come me, con le favole che ti raccontavano come il principe dei sogni. come il Magno dei romanzi di Arpino, stasera è una serata strana. Mi sento indignata, oltraggiata, come se mi avessero strappato un pezzo. Vorrei avere il potere di arrivare su in cielo e riportarti al volo sulla terra. Vorrei avere l’ispirazione per riuscire a trovare le parole giuste per dirti quanto manchi adesso. Rimango qui ancora un po’ a guardare quella stella, magari quando la notte sarà finita questo peso sul cuore sarà sparito: io so chi sei Giacinto ed è questo che mi darà il coraggio di resistere.