parola al tifoso

Per l’onore della maglia

Domenico DÂ’Addio e Federico Caracè sono due tifosi nerazzurri che vivono negli Stati Uniti. Vi racconteremo le peripezie che i nostri tifosi dall'altro capo del mondo compiono per seguire la Beneamata.

Alessandro De Felice

di: Domenico D’Addio e Federico Carace’

Qualche giorno fa, curiosando online, abbiamo visto e condiviso l’intervista di Daria Bignardi a Javier Zanetti andata in onda di recente nella televisione italiana.Riportiamo testualmente la risposta del Capitano alla domanda “Tu potresti cambiare maglia?”: “No no, io qui in Italia sono dell’Inter, - dice Pupi a cui fa seguito uno scrosciante applauso – non potrei perche’, soprattutto perche’ ho RISPETTO per la societa’, per la famiglia Moratti, per i TIFOSI, credo che dopo una vita con questa maglia non potrei andare altrove”.Probabilmente le stesse frasi le avremmo potute sentire anche al di la’ del nostro orticello, se pensiamo ai vari Maldini, Del Piero, Totti che, sebbene per loro sfortuna abbiano sempre dovuto rappresentare i colori di squadre minori, provinciali e nemmeno lontanamente parenti della nostra amata Inter, rientrano senza alcun dubbio tra i simboli del calcio italiano dei giorni nostri. E purtroppo e’ sempre piu’ difficile trovarne di interpreti allo stesso livello, uomini veri prima che campioni sul campo.Oggi come oggi parole come rispetto e onore nel mondo del calcio valgono poco o niente: giocatori che arrivano ai vertici del calcio europeo a 30 anni suonati, dopo aver trascorso una carriera in cadetteria dove sicuramente non lottavano per “Il Triplete”, invece di esprimere la loro gioia per il traguardo appena raggiunto, vedendo attorno a loro 30,000 persone piangere di gioia (tra cui noi due) come non mai, rilasciano dichiarazioni di incertezza circa il loro futuro (in barba al contratto firmato 12 mesi prima); altri invece hanno il mal di pancia per tutta l’estate, probabilmente attirati da nuove opportunita’ di carriera (o maggiori introiti?!), stranamente iniziano la stagione in maniera abulica, come se tutto d’un tratto si fossero dimenticati quanto le loro progressioni sulla fascia, i loro sorrisi e il loro battersi il pugno sul petto facessero esplodere San Siro e facessero venire i brividi a noi “poveri” tifosi. C’e’ poi invece chi non sta giocando ai suoi livelli “forse distratto da qualcosa” (vizi di forma sul contratto firmato sul finire del “remoto” Agosto 2009?), scordandosi forse che e’ passato da rincalzo in una squadra di grandi nomi senza anima, a leader indiscusso DEI CAMPIONI DI TUTTO, disputando una stagione straordinaria grazie alle proprie abilita’, a quelle del suo tecnico, dei suoi compagni e soprattuto grazie alla carica dei tifosi che lo hanno fatto entrare nei loro cuori dalla porta d’ingresso principale.Onore significa fare fronte ad un impegno preso, portare a termine quanto pattuito e sottoscritto; rispetto significa avere il coraggio di dire le cose come stanno, a tutti i milioni di tifosi che settimanalmente inneggiano il tuo nome.Gran parte di noi probabilmente si ricorda che cosa abbiamo patito nella nostra storia recente: eliminati in Europa con Lugano ed Helsinborg, il fallo su Ronaldo e il 5 maggio (per carita’, poi spiegato da Calciopoli…), la semifinale di Champions persa con 2 pareggi, eppure siamo sempre rimasti vicino alla squadra, sino alla favolosa annata conclusasi il 22 maggio del corrente anno.Dobbiamo renderci conto di questo: i giocatori vanno e vengono, cosi’ come dirigenti e allenatori, ma il Biscione e la maglia nerazzurra rimangono, sono tatutati nel nostro cuore e li’ ci rimarranno per sempre.Rimane ovviamente sottinteso che ci auguriamo che Wesley stravinca il pallone d’Oro ed e’ assolutamente insensato che il nome del Principe Milito non compaia tra i candidati, ma come molti di voi avranno cantato a squarciagola diverse volte in Curva Nord…” DA PICCOLINO NON LO SAPEVO, MA L’HO CAPITO MENTRE CRESCEVO...TIFARE INTER VUOL DIRE ONORE…” e questo e’ quello che ci sentiamo di dire questa sera.