parola al tifoso

Quarto titulo…

Eva A. Provenzano

Il tormentone è già partito. ‘Per quest’anno non cambiare: stessa Inter, stesso mare’ (nerazzurro). Nella finale di Supercoppa con la Roma, la Beneamata mostra carattere (quando insegue) e talento (quando gioca come sa). Certo...

Il tormentone è già partito. 'Per quest'anno non cambiare: stessa Inter, stesso mare' (nerazzurro). Nella finale di Supercoppa con la Roma, la Beneamata mostra carattere (quando insegue) e talento (quando gioca come sa). Certo le gambe sono ancora in rodaggio, ma i segnali positivi (nonostante la telecronaca Rai sembrava essere sintonizzata su un’altra partita) ci sono eccome. C'è il risultato intanto. E il primo 'titulo' (anche in spagnolo si dice così) vinto sul campo. Perché, come spiega Benitez, ‘le vittorie all’Inter sono di chi resta’. E sono rimasti Maicon (chi vuole venderlo?), Sneijder e Zanetti che a vincere ci sta prendendo gusto e fa sempre fatica a mettersi in disparte, mica per egoismo, solo per amore. Concede a Cambiasso la sua fascia di capitano per un tempo, poi va a riprendersela e alza al cielo un altro trofeo: il quarto del 2010. C’è Eto’o anche, che di finali non ne sbaglia nessuna e che mette a segno una doppietta per ribadire che di mestiere fa l’attaccante, non il terzino: con i due gol di ieri sera è diventato capocannoniere all-time della competizione insieme a Del Piero e a Scheva. C’è tutta l’Inter: stesse pedine, stessi risultati. E c'è il primo record: nella bacheca nerazzurra ci sono 5 Supercoppe Italiane ora (Milan eguagliato), ma mai, nelle precedenti edizioni il punteggio era stato così ampio: il 3 a 1 supera il due a zero del 1989 contro la Samp. C’è Rafa, poi. Josè Mourinho è partito per Madrid: in Italia, e tra i media che tanto lo odiavano, il suo nome risuona come l’eco in montagna, ma Benitez non si preoccupa e zitto zitto porta a casa la sua prima coppa. Uno stile nuovo il suo, diverso rispetto a quello del suo ‘scomodo, irriverente’ predecessore. Non si scompone di fronte al fuorigioco, prende appunti e suda sette asciugamani per stare dietro ai suoi ragazzi, poi alla premiazione, ti fa quasi tenerezza vederlo a lato, mentre applaude in un angolo, per fare posto ai protagonisti in campo. “Non dobbiamo abituarci a vincere – dice a fine gara – ma lavorare per continuare a farlo”. Non c’è niente da dimenticare, quindi. C’è solo da continuare. Il passato dice ‘Triplete’. Il presente, quello che da ieri sera si è materializzato nella testa degli interisti, dice che abbiamo ricominciato. Dal ‘Quadriplete”.