parola al tifoso
Quei giorni perduti a rincorrere il vento …
22 Maggio 2010. Prima di sedermi alla mia scrivania dicevo tra me e me: “Che vuoi che sia parlare oggi dell’Inter, basta tirare fuori la storia del Triplete”. Eh no ragazzi, non è così semplice tirare fuori la storia del miracolo...
22 Maggio 2010.
Prima di sedermi alla mia scrivania dicevo tra me e me: “Che vuoi che sia parlare oggi dell’Inter, basta tirare fuori la storia del Triplete”. Eh no ragazzi, non è così semplice tirare fuori la storia del miracolo nerazzurro. È come riaprire l’album dei ricordi: quante emozioni, troppe! Le immagini si susseguono una dopo l’altra come in una pellicola e tu vorresti fermarla per assaporarti ogni piccolo ricordo, ogni minima emozione, ma è come se quel tasto ‘PAUSE’ del nostro telecomando non funzionasse. L’unica cosa che riesci a fare è rallentare il ritmo di quei ricordi e allora riesci a scorgere i volti, a leggere negli sguardi, a rivivere sulla tua pelle le emozioni di quei momenti.
Un solo nome risuonava tra i tifosi in festa, anzi due: “Josè Mourinho lallallallallalla Josè Mourinho” e “Diego Milito facci un goal”. Il primo ci ha abbandonati una volta finita la partita. Le foto del nostro album ce lo mostrano con il viso segnato dalle lacrime, ma non possono parlare e non ci dicono che subito dopo se n’è andato e non è tornato neanche un’ultima volta in quella che per due anni era stata la sua casa. Ci ha ferito questo gesto, ma forse è là che mi sono detta “Josè è uno di noi”. Perché in fondo l’interista è così. Non sa godersi la festa, deve sempre trovare il modo per rovinarsela.
Anche El Principe è uno di noi e lo capisci quando, ai microfoni dei giornalisti affamati di titoli per il giorno dopo, afferma: “Per l’anno prossimo vediamo, ho due offerte importanti”. Ma come ti salta in mente di fare delle affermazioni del genere quando sei stato appena incoronato Re?
Ma li abbiamo perdonati: Josè Mourinho e Diego Milito sono il simbolo dell’Inter del Triplete. Simbolo di una squadra che avrebbe potuto vincere anche senza giocare, con la sola forza del pensiero. Perché si, è una questione di testa!
22 Maggio 2011
È passato un anno. Non siamo a Madrid, ma a San Siro e l’Inter non ospita il Bayern Monaco, ma il Catania dell’ex Cholo. Terminati i veri obiettivi in campionato, il match di oggi era il match dei record. Protagonisti Leo e Eto’o. Leo vincendo oggi ha battuto il record di 12 vittorie consecutive nelle gare casalinghe. Eto’o, alla sua partita numero 100 in Italia, era alla ricerca del goal per eguagliare il suo record e per battere due leggende nerazzurre, Angelillo e Meazza. Il primo ci è riuscito, il secondo no.
La partita di oggi serviva per valutare la condizione fisica di alcuni nerazzurri in vista della finale di Coppa Italia in programma domenica prossima all'Olimpico, ma vuoi o non vuoi ci porta ad un’altra valutazione. L’Inter batte il Catania 3 a 1. Le tre reti sono firmate da Pazzini e Nagatomo. “Quei giorni perduti a rincorrere il vento …” cantava De Andrè. Chissà se oggi, col senno di poi, dopo che ci siamo dovuti scucire quell’amato scudetto dalla maglia, Moratti abbia riflettuto un po’ sul grave errore di non essere intervenuto sulla squadra a partire dal mercato estivo … chissà che storia avremmo raccontato oggi se il presidente invece di perdonare Milito per le sue esternazioni dopo la finale lo avesse per punizione messo sul mercato … ma questa è un’altra storia …
Da quando Josè ha lanciato il tormentone “Zeru Tituli”, l’interista vive nel terrore di sentirlo rivolto nei suoi confronti. Ma anche quest’anno, anche senza Mou e anche dopo una stagione non particolarmente esaltante, l’Inter non chiude in passivo. Due trofei sono già nostri (anche se indirettamente figli del Triplete) e la Coppa Italia è il prossimo obiettivo.Insomma anche quest’anno niente “Zeru Tituli” e un Triplete, di dimensioni naturalmente ridotte, è già alle porte …
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