parola al tifoso

Tra illusione e realtà 

PAROLA AL TIFOSO MANRICO DE VINCENTIS All’indomani della rovente sconfitta in terra ducale, l’imperativo che più frastorna i tifosi di fede nerazzurra è quello che tutti, volontariamente o indirettamente avevano accantonato nelle ultime...

Alessandro De Felice

PAROLA AL TIFOSO MANRICO DE VINCENTIS

All’indomani della rovente sconfitta in terra ducale, l’imperativo che più frastorna i tifosi di fede nerazzurra è quello che tutti, volontariamente o indirettamente avevano accantonato nelle ultime settimane: la resa finale. L’Inter ha scelto un mercoledì di Maggio per dire definitivamente addio all’ esasperata corsa a quel fatidico terzo posto “tanto” inseguito e sognato per una buona parte della gestione Stramaccioni. Il giovane tecnico romano non ha potuto far altro che assistere a quei minuti di ordinaria follia, non nuovi in questa stagione, che hanno di fatto condannato l’Inter ad un ritiro tanto annunciato quanto prematuro dalla corsa per l’ultimo treno disponibile per l’Europa che conta. I più ottimisti direbbero: “beh, per come si era messa, essercela giocata fino a tre giornate dalla fine è comunque un buon risultato”; Rincarano la dose i pessimisti: “eh, ma con il Parma già salvo si poteva e si doveva vincere!”. Ad ogni modo, l’amarezza rimane, ma in fondo, andando a scavare nell’obiettività che ogni tifoso dovrebbe, anche in minima dose, possedere, nel corso di questa stagione la compagine interista si è tutt’altro che contraddistinta per i suoi meriti, anzi, spesso lo ha fatto per i suoi eccessivi disdori.

I tre cambi di allenatore, le errate sessioni di mercato e le macabre prestazioni di questi mesi sono stati solo gli elementi più in luce e più discussi da opinionisti e tifosi, ma in realtà, è scavando più a fondo che si riscontrano le problematiche più rilevanti. La totale assenza di un progetto concreto, la vaghezza e la superficialità con il quale è stata gestita la rosa e la logorante insistenza e affidabilità fatta su uomini che evidentemente hanno dato tutto quello che avevano, sono stati gli elementi che hanno maggiormente prodotto i risultati emersi sul campo.Cambiando per un attimo completamente sponda, ad esempio, per la costruzione di un palazzo sono previsti determinati passaggi, ma non c’è bisogno di essere un architetto per capire che il tetto non può essere innalzato senza che siano state costruite le fondamenta. Da ciò non può che scaturire che qualche passaggio è stato omesso, o quanto meno dimenticato. All’Inter si è verificata esattamente la medesima cosa. Il tutto, in completa discordanza di opinioni tra società ed allenatori( escludendo la neo gestione Stramaccioni). In questo caso lasciamo da parte l’architetto, ed immaginiamo un tassista che porta all’aeroporto un turista che chiede di andare in centro storico. Anche qui, il fine non è propriamente lo stesso.

Nel calcio come in tutte le discipline, pianificazione, progettazione e stima dell’obiettivo sono componenti fondamentali per il perseguimento di un proposito concreto ed efficiente. Di fatto nella società di Corso Vittorio Emanuele questo dovrebbero saperlo bene, in quanto le ultime stagioni hanno portato a Milano( sponda nerazzurra) ben tredici titoli, nazionali ed internazionali. Al contrario, qualcuno ha pensato bene che dopo un’organizzazione cosi produttiva, ci volesse un pizzico di scompiglio e qualche mese, definiamolo un pò tumultuoso.  A vedere i risultati prodotti, si è raggiunto lo scopo. Ma senza tutto questo, l’inter sarebbe la stessa? La mia sobria convinzione mi suggerisce di No. Ciò che più istiga rabbia e delusione è che l’artefice di tutto questo è stata la società stessa, che tra gli allori delle vittorie non è stata scaltra a capire quali scelte andassero adottate. Ma come recita bene l’antico autore Appio Claudio Cieco, homo faber fortunae suae, ognuno è artefice del proprio destino.Come amante e grande appassionato di questo sport, in questo articolo mi sono sentito di esprimere la mia modesta opinione, cercando di capire ed analizzare le cause di una stagione negativa. Il tutto rammentando, che questo è prima di tutto un gioco, e che come tale deve essere affrontato, a prescindere dal risultato finale.In conclusione, sulle note di un grande autore di fede nerazzurra, mi auguro vivamente di tornare, insieme a tutti quanti voi, come sono stato per tutti questi anni, “tra palco e realtà”.