parola al tifoso

Ufficio complicazioni affari semplici

Grazie a Dio sono interista. Posso guardare le partite e sperimentare un caleidoscopio di emozioni. Passare dalla tranquillità all’apprensione con la velocità del battito d’ali d’un colibrì. Il calcio non avrebbe lo stesso...

Alessandro De Felice

Grazie a Dio sono interista. Posso guardare le partite e sperimentare un caleidoscopio di emozioni. Passare dalla tranquillità all'apprensione con la velocità del battito d'ali d'un colibrì. Il calcio non avrebbe lo stesso sapore senza la nostra pazzia endemica. Un copione già visto, che sembra però non stancare mai i nostri eroi in calzoncini. E noi in balia di tutto ciò restiamo fedeli ad ammirarli, allo stadio come in televisione, con le coronarie che urlano pietà. Ed il cuore che a fatica dalla gola riscende nel petto ogni novanta minuti. Così come è successo in questo match con il Cagliari.

Nel primo tempo si è vista l'Inter versione dottor Jekyll: ritmo veloce, possesso palla ed il cinismo della grande squadra che dopo pochi minuti butta la palla dentro con un tiro sporco e contestato di Kharja. Tutto ciò in una sfida comunque aperta e divertente per il pubblico, distante dagli stilemi noiosi del calcio italico, fatto di tatticismi esasperati. L'espressione piena della filosofia di Leo, votata all'attacco ad oltranza.

Nella ripresa, dopo una manciata di minuti, ecco riemergere l'Inter Hyde: lunga, imprecisa, scollata e con il fiato corto. Un tracollo inspiegabile per molti, ma non per i tifosi nerazzurri. Abituati a vedere la propria squadra tirare il fiato per risparmiare energie prima d'un appuntamento decisivo (Chi ha detto Bayern Monaco?). E così la compagine sarda si è impossessata di S.Siro facendo ballare la samba a coloro che dovrebbero insegnarla. Solo una buona dose di fattore C ha permesso di fare bottino pieno, un risultato forse eccessivo per ciò che si è visto in campo.

Ora possono esserci mille attenuanti: turnover obbligato, stanchezza dovuta ad i numerosi impegni ravvicinati, il valore degli avversari. Ma sapete che vi dico: non me ne importa nulla. Con questa ennesima vittoria dell'era Leonardo, il Milan sente il nostro fiato sul collo, caldo e pesante.

Cari cuginastri, domani vincerete sicuramente contro il Chievo perché siete fortissimi, come ha dimostrato la partita di Champions League. Ma ci sono ancora dodici battaglie da affrontare da qui a maggio. E se fossi in voi avrei un po' paura di questa Inter. Capace di rincorrere il sogno tricolore con il sorriso d'un folle.