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di -MARCO RIZZO- Sono passati 15 anni ormai da quando l’imprenditore Massimo Moratti ha ripreso le redini dell’Inter dando continuità al lavoro che già negli anni ’60 aveva iniziato suo padre, l’esimio Angelo. Impossibile poter dimenticare le difficoltà che hanno segnato i primi anni di presidenza. Gli ingenti sforzi economici senza riuscire a ottenere dei risultati importanti tranne la Coppa Uefa del 98. Gli scandali arbitrali che hanno segnato tutti gli anni ‘90 a favore di un’altra squadra che non voglio neanche nominare. Le critiche subite per i suoi acquisti. La voglia di mollare in seguito alla protesta dei tifosi nel ‘99 per aver affidato la squadra a Roy Hodgson. Tutto questo non ha mai interrotto la voglia di Massimo Moratti di dimostrare che i suoi sforzi non erano vani. I 4 scudetti consecutivi, le supercoppe e le coppe Italia sono il risultato di un duro lavoro che alla fine ha pagato. Tante altre opere sono state compiute in questo quindicennio. Una lotta al razzismo iniziata con l’acquisto di Paul Ince, quando la curva nerazzurra era decisamente contraria all’avere in squadra un calciatore di colore. I vari progetti “Inter Campus” sparsi per il mondo e in grado di aiutare ragazzini disagiati a realizzarsi grazie allo studio e al calcio. Senza mai lucrare, perché non dimentichiamo che i ragazzi facenti parte di questo progetto non verranno mai acquistati dall’Inter. E’ un progetto umanitario non tecnico. Un presidente definito da molti come “troppo buono”. Un vero signore del calcio. Mai una parola fuori posto, mai una polemica. I tifosi della beneamata lo adorano. I giocatori lo venerano e lo vedono come un padre. Sempre pronto ad aiutare tutti, andando talvolta contro i propri interessi. Basti pensare al comportamente tenuto nei confronti di Adriano, alle cessioni a malincuore di Ibrahimovic e Ronaldo e alle cure destinate a Nwanko Kanu quando si scoprì che era affetto da una grave deformazione cardiaca. Gli avversari ormai lo definiscono come “il capo della banda degli onesti”, imputandogli colpe non sue. Lo scandalo di Calciopoli non è scoppiato per Massimo Moratti, ma per tutto quello che ha combinato Moggi quando era nella dirigenza della Juventus. Non dobbiamo mai dimenticarlo. In un calcio fatto di interessi e furbetti lui è sempre stato lontano dalla massa. Si è distinto nelle sue battaglie e ne è uscito vincitore. Tanto di cappello allora Presidente! Sperando che il suo futuro possa essere ancora più radioso del presente. Lei ha già fatto tanto, tocca ora ai nostri beniamini in campo fare di meglio per poter regalare quell’ultima soddisfazione che manca al figlio Massimo per essere come il padre Angelo: la Champions’ league. Bisogna crederci e volerlo più di ogni cosa. Ma qualora non dovesse andare bene, non si disperi Presidente, noi tutti continueremo ad amarla e stimarla come facciamo da quel lontano 18 Febbraio 1995. Ancora auguri Presidente per un futuro più radioso di questo già splendido presente.
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