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"In pratica si accerta che Acerbi ha ammesso di aver insultato Juan Jesus con toni «offensivi e minacciosi». E allora perché non virare sull’articolo 39 sulla «condotta gravemente antisportiva» che prevedeva una sanzione di minimo due giornate? «Perché - si chiede anche il club azzurro - nessuna decisione è stata assunta per punire il responsabile?». Il Giudice deve aver pensato è che un’offesa come «Ti faccio nero» rientri nella consueta dose di insulti tra avversari, generalmente non punita. Una considerazione che per la gravità del presunto insulto potrebbe comunque apparire generosa. E quel «non platealmente»? Il Giudice non vorrà mica legittimare l’insulto sussurrato? No, qui l’intento è unicamente quello di evidenziare l’assenza di testimoni".
"Per Juan Jesus il caso si chiude qui, almeno dal punto di vista sportivo. Una decisione del Giudice è infatti inappellabile da chiunque non sia il sanzionato. Il brasiliano non può quindi fare ricorso alla Corte sportiva d’Appello. In linea del tutto teorica potrebbe presentare un esposto alla Procura Figc, che però sul caso ha già indagato, quindi avrebbe poco senso chiedere un secondo controllo. Anzi, a rigor di Codice a Juan Jesus poteva essere addirittura contestato l’art. 4 sulla mancata “lealtà, probità e correttezza”, ma il Giudice non ha mai messo in dubbio la sua sincerità. Ma la questione non è ancora del tutto conclusa. L’articolo 102 del Codice di giustizia sportiva sostiene infatti che «il Presidente federale può impugnare le decisioni adottate dal Giudice sportivo nazionale quando ritenga che queste siano inadeguate o illegittime». La lotta di Gravina al razzismo è nota. Chissà che non voglia dare un altro segnale forte", chiude Gazzetta.
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