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Juan Jesus, invece, si è presentato senza il legale del Napoli:
“Il giocatore ha voluto compiere questo percorso da solo, appoggiandosi unicamente al suo agente Roberto Calenda, senza ritenere necessaria l’assistenza di un legale del Napoli. Probabilmente era talmente convinto della sua verità, talmente certo che non avrebbero fatto alcuna fatica a credergli, da affrontare l’audizione a cuor leggero”.
Niente testimoni per il difensore brasiliano:
"Di certo gli è stato chiesto se non ci fosse un compagno in grado di confermare la sua versione. Lui probabilmente non si era neanche impegnato più di tanto a cercarlo (un avvocato ci avrebbe senza dubbio lavorato) e ha candidamente detto di no.”
Inoltre non sono stati trovati indizi e prove concrete:
“È chiaro che se fosse stato trovato un audio o un video in grado di accertare l’insulto razzista del nerazzurro, si sarebbe immediatamente proceduto con le «almeno dieci giornate di squalifica» previste nell’articolo 28 del Codice di giustizia sportiva sul “comportamento discriminatorio”. È vero pure che in passato ci sono stati dei casi - quello di cui si parla più spesso in questi giorni è la squalifica di Santini del Padova per gli insulti razzisti a Mawuli della Sambenedettese - in cui il gesto discriminatorio è stato punito con dieci turni di stop anche in assenza di prove certe, ma c’era quantomeno un indizio, come la testimonianza di un compagno di cui abbiamo già parlato”.
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