L'Inter in finale di Champions League affronterà «La squadra che gioca meglio al mondo». Lele Adani lo chiarisce subito, per evitare qualsiasi equivoco. Ma i nerazzurri hanno le loro carte da giocarsi contro il Manchester City e non possono di certo pensare di presentarsi in campo già sconfitti. L'ex difensore ne ha parlato alla Gazzetta dello Sport.
«Beh, il giusto. La squadra di Inzaghi arriva pronta all’appuntamento ed è migliorata proprio nel momento più importante della stagione, grazie anche alla sofferenza dei mesi precedenti. E poi contro le big d’Europa ha già dimostrato di saper giocare grandi partite. Quando l’Inter gioca al suo massimo, come applicazione, forma e attenzione, può far male a tutti».
Il City visto ieri come si può battere?
«Bella domanda... Io credo che l’Inter non potrà snaturarsi più di tanto. Chiaro che il possesso sarà comprensibilmente più appannaggio della squadra di Guardiola, che ti lascia pochissimo, ma nel 2023 non si può pensare di subire l’avversario e basta. Occorre riuscire, nelle occasioni in cui hai tu la palla, a giocarla con qualità. E in questo l’Inter è brava: come capacità di uscite da dietro, pulizia nelle trame, scambi di posizioni e smarcamenti, arrivo a dire che ha qualcosa di “guardoliano”. Nella squadra di Inzaghi ci sono undici “costruttori” e “ricevitori”, partecipano tutti al gioco, esattamente come nel City. Ma mi spingo più in là: sarà necessario avere qualcosa da 16 giocatori, perché il gioco di Guardiola ti sfianca e i cambi saranno necessari per tenere».
A proposito di Pep, la pressione di dover vincere per forza la Champions dopo anni di tentativi a vuoto può giocare brutti scherzi? Nel 2021 era favorito in finale col Chelsea e poi...
«Io penso che Guardiola sappia di aver già fatto l’impresa più complicata, cioé vincere (con quella attuale ndr) per 5 volte la Premier League in 7 anni. È qualcosa di incredibile, che va oltre la vittoria di una Champions. Poi in conferenza Pep ci gioca sulla parola “fallimento”, ma qualcuno può veramente credere che un Manchester City sconfitto in finale tolga qualcosa al lavoro fatto dal tecnico catalano sino ad adesso?»
Haaland non segna in Champions da due partite, ma soprattutto ieri è sembrato più un caso che altro... Come si ferma uno così?
«Non con un uomo da solo. Acerbi è molto bravo nelle letture difensive e ha la totale fiducia di Inzaghi, che gli fa fare quello che vuole pure in impostazione. Come singolo, lui dovrà essere bravo a “non farsi sentire” da Haaland. Perché se il norvegese ti percepisce, sa poi come fregarti con la contromossa. Serve una marcatura varia, non lineare. Con Giroud puoi fare corpo a corpo per 90 minuti, con Haaland no: a volte devi lasciargli il controllo senza cercare l’anticipo, specie quando hai campo alle tue spalle, perché nel trattamento palla, pur essendo migliorato decisamente con Pep, è lineare. Bisognerà poi che il mediano davanti alla difesa, che sia Calhanoglu o Brozovic, aiuti nello sporcare le imbucate di De Bruyne e compagni, magari indirizzando il passaggio in un certo modo».
Ovviamente il City non è solo Haaland...
«No, ha 16-17 giocatori straordinari che conoscono lo spartito a menadito. Gli unici a cui Guardiola non rinuncia mai sono Rodri e il norvegese. Ma a determinare la scelta migliore sono le pause di Bernardo Silva e Gundogan. Il City ha la consapevolezza di avere un numero incredibili di varianti, per questo è sempre complicato da affrontare per tutti».
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