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Almeyda: “Lazio-Inter, ecco come finisce. Vidal più forte di me. Lautaro? Non si va mai via…”

Getty Images

L'intervista rilasciata dall'ex giocatore alla Gazzetta dello Sport

Gianni Pampinella

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Matias Almeyda parla di Lazio-Inter. L'ex giocatore ha militato nel club biancoceleste dal 1997 al 2000 e ha vestito la maglia nerazzurra dal 2002 al 2004. Almeyda parte subito con un episodio in particolare: "Ero all’Inter: nel 2003, contro la Lazio, Trefoloni mi caccia e io gli faccio uno scherzetto. Gli tolgo il cartellino e scoppia il caos. Se oggi lo facesse un mio giocatore, lo prenderei a calci nel sedere".

Stavolta come finisce?

«Pari e ci si diverte perché sono due squadre pensate per attaccare. Quest’anno sto seguendo meno, ma l’anno scorso le ho viste tutte!».

E ha capito cosa è successo alla Lazio dopo il lockdown?

«Non tutte le teste reagiscono alla stessa maniera nelle difficoltà. Erano vicini all’obiettivo, ma capisco che fosse difficile riprendere. Alla Lazio, più di altre squadre, mancano i tifosi: con la curva hanno un giocatore in più».

Con Conte alla Juve erano scintille: la sorprende che ora alleni l’Inter?

«No, ora siamo cresciuti, cambiati. Conte è il top: le squadre che crea lui sono riconoscibili e... vincenti».

Conte ha voluto Vidal a ogni costo. Si rivede in lui?

«Arturo è più forte di me perché segna di più. È un lottatore completo, un leader di qualità».

Il suo connazionale Lautaro è l’argentino del futuro?

«È uno dei più completi in Argentina e nel mondo. Ha tecnica e forza, segna in tutti i modi, pure di ginocchio. Nell’Albiceleste troverà lo stesso spazio che ha nel club. So che lo vuole il Barcellona, ma sappia che è all’Inter. Chi c’è passato come me, sa cosa voglio dire: è già al massimo livello, è immerso nella storia. Dall’Inter non si va mai via. Io ho sbagliato a lasciare dopo due anni: all’epoca ero pazzo».

E di Inzaghi che dice?

«Avevamo un grande rapporto: siamo diversi ma in sintonia. Non avrei mai pensato che sarebbe diventato allenatore, visto che parlava pochissimo. Ma dicevano lo stesso di me: chi scommetteva un centesimo su Almeyda allenatore? Abbiamo imparato entrambi da Eriksson, un maestro. Trasmetteva pace e nessuno si lamentava. Un miracolo, non ho mai capito come facesse...».

Pensa mai di venire ad allenare da noi?

«Tutti i giorni, il mio cuore è lì. Se qualcuno ha bisogno, mi trova sempre in California»

(Gazzetta dello Sport)

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