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Domani sera alle ore 18 Inter e Milan si sfideranno a San Siro nel derby. Intervistato da La Gazzetta dello Sport, ha parlato della stracittadina un tecnico che ne ha giocati tanti guidando i rossoneri: Carlo Ancelotti, attuale manager dell'Everton.
«Il Milan sta bene. Pioli e Maldini hanno svolto un lavoro eccezionale negli ultimi sei mesi. L’Inter si è rinforzata in estate: può interrompere l’egemonia della Juventus. In generale, mi pare la serie A più incerta dell’ultimo decennio».
Maldini e Conte sono stati i capitani di Ancelotti al Milan e alla Juve.
«Mai avuto dubbi sulle qualità di Maldini come dirigente: quando una persona è a posto, non sbaglia. L’esperienza è un requisito importante, ma si fa solo quando ti ritrovi in prima linea. Quando si parla ad esempio di Pirlo allenatore e si osserva che è ancora acerbo per guidare la Juve, replico che per lavorare in panchina servono conoscenza della materia ed esperienza. Pirlo ha un’enorme competenza. Conte è un eccellente professionista. Ci sentiamo qualche volta al telefono, ha una feroce voglia di migliorarsi e di ampliare la sua cultura calcistica. Sono quelli come lui che fanno vincere le squadre».
Pioli ha conquistato tutti.
«Stefano è una persona di valore, come uomo e come professionista. Il curriculum parla chiaro: ha ottenuto risultati eccellenti in tutte le squadre che ha guidato».
Ibrahimovic ha superato il Covid: a 39 anni lo svedese è ancora un protagonista.
«Ibra è Ibra. Quando trovi un calciatore come lui, fai bingo. Le motivazioni e l’orgoglio sono sempre state la sua forza, ma in assoluto Ibra è un signor professionista».
Il simbolo dell’Inter attuale è Lukaku.
«Qui all’Everton ha lasciato un ottimo ricordo. Parlano tutti benissimo di lui. Non lo conosco, ma dal campo emerge un calciatore di personalità, di carattere. E’ un centravanti moderno: oltre i gol, va messo in conto l’enorme lavoro al servizio della squadra».
Inutile domandare quali siano i sentimenti di Ancelotti in questo derby.
«Da bambino ero interista perché rimasi incantato dallo squadrone di Helenio Herrera. Mi regalarono una maglia di Sandro Mazzola, a quei tempi queste cose erano una rarità. Il Milan è però il club che ha segnato la mia vita: prima giocatore e poi allenatore».
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