Alessandro Antonello, amministratore delegato dell'Inter, ha presentato il progetto del nuovo stadio che dovrebbe prendere il posto dell'attuale Meazza: "Qual è stato il contesto col quale i due club si sono appropriati al progetto? Innanzitutto approcciandosi alla città, riconosciuta come capitale economico-finanziaria e capace di attrarre turisti e che vive di design e innovazione, nel rispetto della cultura. Su questo sentiero i due club hanno pensato al progetto: a Milano c'è dinamicità importante, a partire da Expo per seguire con Santa Giulia, CityLife. Un cambiamento radicale della struttura della città. Quello che abbiamo voluto fare è un progetto che si inserisse nella vision di Milano 2030, con periferie al centro: è stato un punto importante e i progetti si inseriscono in questa mission. Due proprietà internazionali vogliono investire nella nostra città con un progetto che si rivolge alle future generazioni: questo il punto cruciale. Dobbiamo avere un progetto che si immerga nella realtà dei milanesi, non solo per chi va allo stadio.
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Antonello: “Improponibile ristrutturare San Siro. Dobbiamo avere un progetto che…”
L'amministratore delegato dell'Inter presenta i progetti del nuovo stadio
Dobbiamo rispondere alla prima domanda: perché non ristrutturare il Meazza? Le strutture sono sovrapposte negli anni una con l'altra, ma hanno poca interconnessione: questa ha creato disagi come spazi interni ridotti, la visibilità, visto che il primo anello ha una visibilità solo in basso e nel campo, il confort, considerando che c'è poco spazio per muoversi tra le file e questo dovrà essere allargato. Ultimo ma non ultimo quello dei servizi: ci sono 150mila persone che non dispongono di servizi idonei, come bar, ristoranti e servizi igienici. Le analisi ci ha portato a dire che in caso di ristrutturazione, avremmo dovuto porre le basi per lavori importanti: la demolizione e il rifacimento del primo anello, un intervento sul terzo anello e sulle torri. Poi ci sarebbe il rifacimento delle strutture, per poi cominciare la ricostruzione del primo anello, delle terrazze e aree hospitality. Abbiamo detto che San Siro perderebbe la sua identità: ci sarebbe un problema di capienza, che sarebbe inferiore ai 60mila del nuovo stadio, rimarrebbero i problemi dei servizi e di sicurezza, perché svolgere lavori durante la stagione sportiva porterebbe a problemi poco compatibili con essa. Se dovessimo intervenire su San Siro dovremmo chiedere ai tifosi di emigrare in stadi a 150 km di distanza e con capienze inferiori. Per noi come club, muoversi da Milano ci sarebbe un impatto economico. Con l'Europa esiste un gap di circa 2,5 miliardi: in Italia ci sono stati investiti negli ultimi 10 anni da 180 milioni di euro, in Europa 125 miliardi".
Ancora: "Abbiamo depositato il masterplan al Comune a luglio, ma ci siamo portati avanti: in attesa che si verifichi il progetto, i club hanno deciso di andare oltre a quanto richiesto dalla legge. Abbiamo selezionato un gruppo di architetti per esprimere la massima competenza l'idea e il concetto per la costruzione del club. Il brief che è stato dato loro è stato ben chiaro: vogliamo che esprimano qualcosa legato alla tradizione di Milano. Uno stadio che attragga tifosi e cittadini da tutto il mondo per vederlo. L'abbiamo voluto fare cominciando con quattro studi, ma il percorso di condivisione comincia oggi: presenteremo i progetti e faremo un percorso per raccogliere le opinioni di tutti e recepirle nel progetto finale. Gli studi rimasti in gara sono Popoulos e Manica: loro sono in grado di esprimere ciò che i club hanno trasmesso e sono in grado di fornire un distretto all'avanguardia e che può essere un motore per l'economia di Milano".
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