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Volevi tornare, dopo due anni in Italia sei ancora più maturo?
—"Certo. Qua all'Inter ero un bambino, era tutto nuovo. Io non ho messo la testa giusta nel calcio".
Qualche aneddoto del primo Arnautovic?
—"Siamo andati in ritiro, lui mi ha detto hai fatto una grande settimana quando torniamo giochi sicuro. Poi giorno della partita, ero al piano 40, ritardo per la colazione, nessuno dice nulla. Pupi mi dice Marko... e chiedo scusa. Per fare merenda e riunione, ancora in ritardo. Tutti erano già in sala video e Mourinho non mi dice nulla. Entro in pullman e mi dice Quaresma e Arnautovic fuori rosa. Ho chiesto perché, ma Mourinho non voleva parlarmi. Torniamo in Italia e giochiamo col Genova. Arrivo al mattino, non ci sono le macchine. Entro e c'era il mister col suo staff, si alzano e applaudono: "Sei venuto 4 ore e mezza prima dell'allenamento, è al pomeriggio". E poi mi ha regalato il suo orologio".
Perché la numero 8?
—"Volevo la 7, ma l'aveva già presa Cuadrado. Potevo prendere l'89, ma già sono 34 anni... Allora ho scelto la 8, il numero non significa nulla. Di solito prendo la 7, ma ho preso quella perché era libera".
Mamma, papà e Mihajlovic le persone importanti della tua vita
—"Lui nella mia vita è stato importantissimo, uno di famiglia. Lo sa lui e la famiglia quanto lo amo. Ci sono sempre per la sua famiglia".
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