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La verità sul futuro di Paulo Dybala, in scadenza di contratto con la Juventus e osservato speciale di casa Inter. A parlare dell’argentino è Maurizio Arrivabene, amministratore delegato bianconero. Ecco le sue dichiarazioni al Corriere dello Sport: “Dybala, avanti: cominci lei, dal momento che ci tiene tanto».
In autunno avevate trovato l’accordo.
«Vero. Le cifre che lei ha recentemente riportato sono quelle corrette».
Poi le cose sono cambiate.
«Decisamente. L’inverno scorso c’è stato l’aumento di capitale da 400 milioni, che serviva a aggiustare i conti, non per il mercato, in più aspettavamo la semestrale, di conseguenza si sono rese necessarie nuove valutazioni riassumibili nei quattro parametri».
I quattro comandamenti.
«Ha fatto centro. L’aspetto tecnico, il numero delle presenze effettive, la durata del contratto e il valore economico attribuibile al singolo giocatore. Parametri che devono essere rispettati».
Gli farete un’offerta, nonostante il giorno prima dell’incontro del 10 marzo abbiate optato per lo slittamento?
«Il giorno prima lo dice lei. Non è stato il giorno prima e comunque ho letto le conclusioni tratte dai giornali. Scaricato, mollato... Abbiamo scelto di far slittare l’incontro semplicemente perché il tecnico ha voluto mettere in bolla la squadra, avevamo davanti a noi la partita di Genova e il ritorno di Champions».
È altrettanto vero che il 17 dicembre lei aveva moralmente liberato Dybala.
«ll giorno dell’ultimo contatto con l’agente, non ricordo con precisione la data, ma era metà dicembre, alla domanda “possiamo ritenerci liberi?”, risposi sì, ma solo perché non avrei potuto chiudere l’operazione in quel preciso momento. Fu un atto di estrema onestà. Qualcuno ha scritto che a un certo punto sarei addirittura scappato da quella riunione. Scappato, capisce? Spiegai tanto all’agente quanto a Nedved e Cherubini che avevo un impegno personale inderogabile. Io non scappo».
Insisto, è pronta un’offerta al ribasso?
«Vediamo come si presenta Paulo, nulla è deciso. Mi deve credere».
Ma lei è lo stesso che un giorno disse «non faremo colpi di teatro». Poi prendeste Vlahovic.
«Quindi non mi crede più nessuno… Il direttore della comunicazione, Albanese, fu il primo a ricordarmelo. Gli risposi: Claudio, ma noi abbiamo fatto un colpo di mercato, non di teatro».
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