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Beppe Marotta aveva anticipato il problema prima ancora che le partenze dei giocatori per la Nazionale venissero gestite dalle Asl in maniera non uniforme. “Affronteremo questa situazione con rigidità, perché dobbiamo rispondere ai nostri impegni e mi sembra che le federazioni debbano fare lo stesso. Bisogna avere grande cautela nei confronti dei nostri giocatori. E’ un malumore che serpeggia fra tutti i dirigenti. E’ una stagione difficile e bisogna provare a portarla a termine. Abbiamo un grande avversario da sconfiggere, che è il Covid. La mia non è una polemica. Non voglio boicottare le convocazioni, ma i giocatori devono essere nelle condizioni per rispondere alle convocazioni. Con dei problemi, meglio lasciarli a casa. Ci vuole maggiore rispetto”. Con queste parole Marotta focalizzava a fine ottobre, prima della partita con il Parma, il problema che di là a pochi giorni sarebbe esploso: le convocazioni in Nazionale.
Perché questo è un anno difficile, particolare, un anno di pandemia. Difficile e difficoltoso soprattutto se le regole non valgono per tutti. Assurdo quindi che alcune Asl abbiano bloccato la partenza dei giocatori convocati in Nazionale (Roma e Firenze) e altre abbiano invece concesso l'ok (imponendo come unica disposizione quella di avvalersi di voli privati, come ha fatto la Asl di Milano). Il disequilibrio è innegabile: l'Inter ha risposto a tutte le convocazioni, prega perché i giocatori rientrino integri e non positivi, mentre altre squadre stanno sfruttando la sosta per lavorare in gruppo e garantirsi qualche vantaggio quando riprenderà il campionato. Marotta su questo punto è stato chiaro: "Se questa è la situazione, boicottiamo le Nazionali".
Come quindi non sposare le parole di Mario Sconcerti, che dalle pagine del Corriere, ben sintetizza l'assurdità di questa pausa:"Comunque sia stata, la partita con l’Estonia era una partita da evitare. Non per se stessa, ma perché un’amichevole in più nei dieci giorni in cui si giocheranno già altre due partite ufficiali è semplicemente troppo. Per principio e a maggior ragione nel tempo in cui un quarto dei giocatori ha avuto o sta avendo il virus. Siamo arrivati invece a 44 convocati, una porta girevole mai pensata da nessun commissario tecnico. È un lusso da estate, da tempi normali, ma anche in quei tempi sarebbe sempre importante ricordare che i giocatori non sono delle nazionali, sono dei club. Che li pagano e ne scontano gli infortuni, anche gravi, che in Nazionale accadono, ultimo Zaniolo. E che hanno il diritto di farli allenare da chi hanno scelto loro, non darli due mesi a stagione ad altri. È tutto forse spontaneamente dovuto quando balla il nome della patria, ma inventarsi un calendario clandestino parallelo a quello ufficiale dell’Italia è un’esagerazione inutile e pericolosa. Nessuno parla di togliere spazio all’Italia, ma deve rimanere la selezione dei migliori del campionato, non una squadra continuamente da allenare e sperimentare".
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