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Avv.Catalanotti: “Nuova indagine Palazzi non dovuta perchè fatti prescritti”

C’è chi come Andrea Agnelli contesta la decisione del Consiglio federale di non revocare lo Scudetto del 2006 all’Inter, dichiarando che “la credibilità del sistema è in gioco”, e chi come il Brescia, attraverso il suo...

Francesco Parrone

C’è chi come Andrea Agnelli contesta la decisione del Consiglio federale di non revocare lo Scudetto del 2006 all'Inter, dichiarando che "la credibilità del sistema è in gioco", e chi come il Brescia, attraverso il suo legale Bruno Catalanotti (intervistato qualche settimana fa anche da FcInter1908.it), se la prende con l’indagine di Stefano Palazzi perchè 'abnorme' e non dovuta a causa dei termini di prescrizione già scaduti. Secondo Catalanotti, si potrebbe addirittura ipotizzare un"illecito disciplinare" per il procuratore Palazzi e le prossime mosse del legale del club bresciano saranno quelle di depositare presso all’Alta Corte di giustizia del Coni, 42 pagine di richiesta di annullamento del provvedimento dello stesso Palazzi. In poche parole i fatti che riguardano Facchetti e Moratti sono archiviati per prescrizione e Palazzi non avrebbe dovuto neanche valutarli. Il Brescia è intricato in questa storia perché, sempre il solito Palazzi si occupa di Nello Governato (ex giocatore ed ex dirigente appunto del Brescia) e di una sua telefonata a Pierluigi Pairetto, nella quale avrebbe violato l’art. 1, quello della lealtà sportiva per intenderci. Per Pairetto, Governato è un consulente del Brescia. Cosa non vera secondo il club, impegnato nel processo penale in corso a Napoli come parte civile, e in cerca quindi di un risarcimento danni. L’avvocato Catalanotti ha interesse che non resti neanche un'ombra sul Brescia e sulla questione, contestando l'ormai famoso "così fan tutti" della difesa di Luciano Moggi. Ma, cosa che ha interesse più generale, chiede che quanto scritto da Palazzi diventi carta straccia, appellandosi agli articoli 129 e 408 del codice di procedura penale: "è vincolante il precetto di dichiarare immediatamente l’esistenza di una causa di estinzione del fatto, e di astenersi da qualsivoglia attività di indagine e da qualsivoglia motivazione,soprattutto in malam partem, circa la sussistenza del fatto". Insomma, per Catalanotti, non appena Palazzi avesse accertato la prescrizione, avrebbe dovuto "far cader la penna". Catalanotti chiede che si mantenga la prescrizione, ma vengano tolti i riferimenti ai comportamenti dei singoli e chiede che la formula usata da procuratore "non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte" sia cambiata in "perché i fatti segnalati ove anche costituissero condotte disciplinarmente rilevanti sono prescritti". Se l'Alta Corte del Coni gli desse ragione, dai documenti ufficiali scomparirebbe ogni censura.