Nicolò Barella è sicuramente uno dei giocatori più contesi sul mercato. Sulle sue tracce c'è da tempo l'Inter, ma anche il Napoli spinge per averlo. E dalla Premier i top club sono molto attenti alla situazione del giovane centrocampista sardo. La Nuova Sardegna ha intervistato Barella che ha parlato del suo momento e anche del suo futuro:
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Barella: “Il mercato uno stimolo. Futuro? Non ne ho idea, ma se cambierò sarà per…”
Il talento del Cagliari ha parlato delle voci di mercato che lo vedono conteso da Inter e Napoli
Possiamo dire che il 2018 è stato per lei l'anno della svolta?
«Sicuramente. Sono maturato come calciatore e soprattutto come uomo. Ma non dimentico l'esperienza fatta in serie B al Como, quella mi ha fatto capire cosa significa essere un professionista. Mi è servita tantissimo».
La ciliegina sulla torta è stata la convocazione di Mancini?
«Un onore vestire la maglia azzurra. Fare parte di un gruppo con tanti campioni affermati. Allenarti con gente come Chiellini, Bonucci, Verrati, Jorginho è un privilegio. Da loro puoi soltanto ascoltare e imparare».
Che consigli le ha dato il commissario tecnico?
«Lui parla generalmente col gruppo e raramente con i singoli. A me ha sempre detto di giocare la palla e sfruttare i movimenti degli attaccanti per inserirmi negli spazi. Dice che così le mie qualità vengono esaltate. Io non posso che essere d'accordo con chi è stato un campione sul campo e fuori».
Che significato ha per lei la maglia rossoblù?
«Un sogno realizzato, inseguito da quando ero nel settore giovanile. I miei idoli erano Conti, Cossu, Pisano e Murru. Da ognuno di loro ho imparato qualcosa. Quando mi metto la maglietta vado in campo e ho un solo pensiero: dare il massimo per i colori che amo da quando ero in fasce».
Le voci di mercato le danno fastidio o sono uno stimolo?
«Uno stimolo. Non ho mai dato troppo peso sia ai complimenti che alla critiche. Non sono impermeabile, però so che in questo mondo nessuno ti regala nulla, devi conquistarti tutto. Se ci sono società interessate a me vuol dire che sto facendo bene il mio lavoro».
Una critica: troppi rimproveri ai compagni e qualche protesta esagerata: lo sa che deve correggere questi difetti?
«So riconoscere quando sbaglio e ammetto che in qualche occasione sono andato sopra le righe. Lo faccio perché mi piace vincere, sentire il boato dei tifosi. Prometto che nel 2019 mi impegnerò per migliorare questi aspetti caratteriali».
Ha avuto tanti allenatori, a chi deve dire grazie?
«Un po' a tutti. Lopez mi ha dato delle responsabilità. Rastelli mi ha permesso di impormi in serie A. Festa mi ha fatto giocare e portato al Como, Zola lo ringrazio per l'esordio in A. Maran, più di tutti, mi sta aiutando moltissimo nella maturazione tattica. E' un allenatore che si fa capire benissimo. Mi piace il suo modo di fare. Dice sempre le cose in faccia».
Il presidente Giulini la coccola o è severo?
«So che si aspetta tanto. E' stato lui a decidere di mandarmi al Como per crescere e ha fatto la scelta giusta. Ci tratta tutti allo stesso modo. Una persona che fa i complimenti se li meritiamo. Quando non è contento lo fa capire senza parlare».
Le bandiere in questo calcio esistono ancora?
«Totti e Daniele Conti lo sono state. Io penso che nel calcio i sentimenti hanno un valore. Io non guardo ai soldi che comunque servono, ma se in futuro cambierò squadra non sarà per il denaro, lo farò per ambizione. Un calciatore vuole vincere trofei, giocare nelle manifestazioni importanti»
Faccia un augurio per il 2019.
«La salvezza da conquistare senza sofferenze. Continuare a giocare con la Nazionale. Il mio futuro? In questo momento non ho la più pallida idea di ciò che succederà».
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