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"Anche l’Inter è orgoglio di appartenenza. Nicolò ha conquistato San Siro con lo spirito dei numi che lo hanno visto crescere: con la forza inesauribile di un rombo di tuono e pressando tutto ciò che si muove sul prato, come piace a Sacchi. Aveva ragione Arrigo: «I piedi si possono educare». La crescita di Barella negli ultimi anni è stata soprattutto tecnica. Il colpo di tacco con cui ha servito a Roma il primo gol di Chiesa gli è stato dettato dall’istinto, all’improvviso, un istinto molto diverso da quello di un mediano tradizionale. Con un tacco ancora più spettacolare, Barella aveva mandato in gol Lautaro davanti agli occhi del Real Madrid. Per questo, ormai da anni, il guerriero sardo è desiderato dai più prestigiosi club d’Europa, perché mediani dal colletto bianco non ne circolano molti. Per dire, Barella è molto più completo e raffinato tecnicamente di Tonali, costato 70 milioni".
"Nel trionfale Europeo ’21 e in questa Inter, vice-campione d’Europa, Barella ha dato fiato e gambe al doppio play (Jorginho-Verratti, Calhanoglu-Mhkhitaryan) collaborando alla costruzione con una qualità all’altezza dei colleghi. Nel gioco di Inzaghi, più codificato, segue linee più rigide, in quello di Spalletti, più liquido, ha più libertà d’interpretazione e diventa ancora più protagonista. L’arrivo di Frattesi in nerazzurro gli ha imposto qualche rotazione in più che forse, per generosità, ha un filo sofferto. Quando Nicolò s’innervosisce, lo vedi: sbuffa e agita le braccia come pale eoliche. Ma il turnover può essere la scala che lo porta ancora più alto, perché Duracell si presenterà con le pile cariche nelle notti di gala. Inzaghi e Spalletti hanno bisogno di avere integro fino in fondo il mediano che gioca di tacco", spiega il quotidiano.
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