L'Inter attraversa una situazione economico-finanziaria non florida e l'affare Bremer, inseguito per mesi e poi finito alla Juventus, ha acuito il malumore della piazza interista nei confronti della proprietà, Suning. A tracciare un quadro sul momento dei nerazzurri, ospite dell'ultimo podcast de L'Interista, è intervenuto il giornalista de Il Sole 24 ore Marco Bellinazzo. Ecco le sue considerazioni:
primo piano
Bellinazzo: “Autofinanziamento condanna Inter al declino. Oaktree sicurezza. Zhang, 2 scenari”
Com'è la situazione attuale dell'Inter?
Oaktree è una polizza assicurativa sul futuro dell'Inter. Negli ultimi due anni, chiusi i rubinetti da Suning, la dirigenza ha dovuto gestire una situazione economica non semplice. Dobbiamo valutare tutta la gestione Suning, anche i primi anni, in cui ha investito più di 600 milioni. Sulla scia di quegli introiti e di quelle immissioni di capitale, è stato più semplice portare avanti la gestione ordinaria. E' chiaro che quando il mantra diventa l'autofinanziamento, per un club come l'Inter, che deve muoversi a livello di vertice, la situazione oltre un paio di stagione difficilmente la puoi reggere, visto che ci sono dei conti da pagare. Il finanziamento di Oaktree non ha coinvolto direttamente l'Inter, se non nella catena di controllo delle società che fanno capo alla famiglia Zhang. Nel momento in cui dovesse ripagare il debito o ristrutturarlo, Suning dovrebbe comunque modificare la sua politica di gestione.
Come si può pensare di estinguere un tale debito?
La parte debitoria, per fortuna, nell'ottica del Fair Play Finanziario UEFA, non viene guardato, se non in un secondo momento rispetto al conto economico. Non è un campanello d'allarme per la UEFA. Lo diventa per un club che ogni anno deve sostenere degli interessi, che ammontano a 30 milioni a stagione. E' evidente che solo con la crescita e gli utili si può risolvere il prima, erodendo la montagna. La soluzione più drastica è che arrivi un compratore ed estingua il debito. Non ci sono alternative. Suning tra un anno e mezzo dovrà porsi la scelta tra ripagare il debito e non confermare il suo debito. E' una scelta vitale per l'Inter, perché altrimenti continuare con l'autofinanziamento significa condannare il club a un progressivo declino. Per quanto il managment abbia fatto bene in questi anni, lavorare con questa zavorra e senza l'aiuto della proprietà diventa proibitivo a certi livelli.
Qual è la situazione in Cina?
Io distinguo tra Suning e la famiglia Zhang. La crisi industriale e finanziaria di Suning, dovuta anche ad alcuni investimenti sbagliati, vedi l'acquisto della catena Carrefour e i prestiti a Evergrande, è stata risolta dall'intervento dello stato e di altre corporation cinesi. Non dimentichiamo che Suning ha comunque fatturato nel 2020 più di 90 miliardi di dollari. Il problema è che Pechino gli investimenti nel calcio sono stati ricollocati solo sul suolo cinese. Gli investimenti sul calcio non sono più considerati prioritari. Zhang, forse, sta attendendo che si possano riaprire i rubinetti prima di un anno e mezzo, rilanciando così il progetto Inter. Oaktree, ribadisco, è la polizza assicurativa per il futuro nerazzurro. Con l'ingresso dello stato nell'universo Suning, il diktat dello stato si è fatto ancor più pregnante. Importare grandi calciatori e investire all'estero non è più prioritario. O l'Inter trova una strada autonoma per crescere, oppure Suning non può immettere capitali. Non è detto che il calcio non torni essenziale, lo scenario può cambiare e credo che Suning si stia augurando questo. Lo scenario non è quello floridissimo dei primi anni all'Inter, ma questo non significa che ora Zhang sia povero.
Quale strada è più percorribile da Zhang per il futuro dell'Inter: cessione del club, cessioni top per tirare avanti o pompare soldi nella società?
Credo che Zhang proverà ad arrivare al momento clou tra un anno e mezzo, al bivio con Oaktree, sperando che la situazione in Cina cambi e che lui possa così mantenere il controllo dell'Inter estinguendo o ristrutturando il debito. Non ci sono alternative. Aggredire il debito solo con la crescita dei ricavi non è una cosa pensabile in un arco temporale così breve. La strada maestra resta quella della valorizzazione del club, con la questione stadio, e della successiva cessione. L'Inter deve liberarsi di quel fardello, altrimenti diventa difficile competere con altri club, lo abbiamo visto nel caso Bremer. Prima della pandemia avevamo un'Inter e una Juventus in grande spolvero con il Milan in difficoltà, mentre oggi Juventus e Milan sono in una posizione migliore dell'Inter. I nerazzurri non sono messi come i rossoneri nel 2019, ma il problema sono le prospettive a breve termine. La proprietà chiede un utile sul mercato, dunque la dirigenza lavorare con le mani legate. Vero che deve essere fatto entro giugno 2023, ma così diventa complicato. Il rinnovo delle sponsorizzazioni mette l'Inter sulla carreggiata dei club moderni e ridurrà il gap che ha prodotto debiti nelle ultime stagioni. Ma stiamo parlando dello sviluppo del club, che deve necessariamente investire, senza costringere la dirigenza a lavorare con le mani legate.
(Fonte: L'Interista)
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