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"Avevo male dappertutto, le gambe, la schiena. Una sera, anche ai piedi e non mi era mai successo. Mi levo i calzini e vedo che sono diventati neri come la pece. Così corro all’ospedale Monzino dal mio amico Piero Montorsi, interista matto, che mi guarda e mi dice: Mauro, inutile girarci intorno, se vuoi vivere bisogna tagliare, altrimenti puoi pure morire in due ore. Avevo la cancrena fino all’inguine e un male, no, davvero, non puoi capire che male".
"Devo fare una premessa. Io ho una malattia mediterranea che si chiama, si chiama, vediamo se mi ricordo, lipofosfilipi… e qualcos’altro, antipatica di una malattia che mi devo apposta dimenticare il suo nome. Chi arriva dalle paludi può soffrirne, e io sono nato in Maremma, anche mia mamma aveva ’sta roba, anche mia figlia. La malattia però aveva bisogno di un socio, di un compagno di merende, e insieme al Covid si sono trovati e hanno fatto baraonda, un macello proprio, quei due insieme si sono scatenati", ha aggiunto Bellugi.
"Sto sfogliando il catalogo delle protesi, voglio quelle di Pistorius! - ha aggiunto l'ex difensore nerazzurro - E penso all’automobile che guiderò senza le gambe. Lo sai che esiste anche una protesi con i sensori? È come avere una specie di piede. Che dici, me la prendo? Perché io non accetterei mai di essere superato da qualcuno per strada, eh, io voglio ricominciare a trottare! Ma non chiedo tanto, non chiedo troppo, non esageriamo. In fondo, sono soltanto un vecchio calciatore in pensione: mi basta camminare da casa al ristorante e dal ristorante a casa".
Il pensiero va poi ad Alex Zanardi."Se penso mai a lui? Ogni santo giorno che dio manda in terra. Però lui è un triplo supereroe, io sono solo un uomo con un po’ di palle che si ispirerà ad Alex - ha concluso - E sono sicuro che lui uscirà dall’ospedale guarito e rimesso a nuovo, e continuerà a mostrarci come si vive"
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