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Skysport
Beppe Bergomi, ex capitano dell'Inter e ora talent di Sky Sport, ha concesso una lunga intervista a Libero in vista del derby di domani. Di seguito tutte le sue risposte.
Chi vince il derby vincerà lo scudetto?
«È troppo presto. Non è una risposta diplomatica, sono sincero: mancano ancora tante partite e l'Inter è ancora in Champions, bisognerà vedere se andrà avanti e quanto la grande sfida al Liverpool inciderà sullo stato mentale e fisico della squadra. Anche all’andata si diceva fosse decisiva perché il Milan era avanti 7 punti, poi l’Inter ha rimontato».
Domande secche, risposte articolate: chi gioca meglio tra Inter e Milan?
«Giocano bene tutte e due. Ma devo dire che quest’anno l’Inter gioca meglio. Porta tanti giocatori sopra la linea della palla, parte dal basso ma poi consolida l’azione nella metà campo avversaria. Vuole dominare e ci riesce. Il Milan è lo stesso dell’anno scorso, quando già funzionava: una squadra “box to box”, con giocatori di gamba che attaccano in verticale, senza troppi fronzoli. Devono però star bene fisicamente e mentalmente: con un gioco così intenso, non puoi permetterti di calare di condizione».
Ne può scegliere uno: Inzaghi o Pioli?
«Dico Inzaghi perché Pioli non mi stupisce. Simone invece sì: pensavo potesse incontrare più difficoltà. Vedere Bastoni che in teoria è un difensore ma in realtà una volta fa l’esterno, una volta il centrocampista, altre è addirittura dentro l’area avversaria, è entusiasmante. Conte ha dato un’impronta e una traccia profonde, però sopra c’è tanto di Inzaghi: i quinti sono più alti, le mezzali attaccano in maniera diversa e, avendo punte diverse da Lukaku, la squadra si è messa a palleggiare più avanti sul campo».
Marotta o Maldini?
«Paolo (Maldini, ndr) sta facendo un grande lavoro. Ha fatto bene a non muoversi sul mercato di gennaio, anche se aveva esigenza al centro della difesa: se non c’è un giocatore che ti cambia la squadra, meglio evitare errori. Questo certifica che Maldini lavora per il futuro, senza l’angoscia del vincere subito, ma comunque puntando al massimo. La mano di Marotta è evidente nell’Inter: prevede le mosse, risolve i problemi prima che nascano. Sono due filosofie diverse ma tutte e due vincenti, che daranno frutti».
Un giocatore del Milan che vedrebbe bene nell’Inter e viceversa.
«Per come gioca l’Inter con il 3-5-2, sarebbe perfetto Theo Hernandez a sinistra, anche se è appena arrivato Gosens. Per come gioca il Milan, invece, direi di nuovo Bastoni: l’ideale per difendere in avanti e uscire da dietro con il primo passaggio pulito».
Un difetto delle due squadre.
«L’Inter ogni tanto si allunga e patisce qualche contropiede. Se attacca una difesa schierata come è capitato con il Venezia, e non sta benissimo, può faticare perché ha pochissimi giocatori che saltano l’uomo. Il Milan, invece, volendo pressare sempre in avanti lascia tanto campo dietro: ogni distrazione può essere fatale».
E il più grande pregio?
«L’identità. Entrambe la rispettano sempre e comunque. L’Inter prova sempre a costruire, il Milan interpreta tutte le partite allo stesso modo».
Fuori i nomi dei due giocatori che hanno stupito di più.
«La crescita di Tonali è inaspettata visto il primo anno complicato. Ora è un centrocampista da nazionale, può sostituire i tre titolari di Mancini. Nell’Inter direi di nuovo Bastoni: è l’uomo in più».
Come vede l’Inter e il Milan tra cinque anni?
«Nel calcio la cosa importante è rimanere protagonisti, e penso che entrambe lo saranno. Andranno sempre in Champions, faranno presenza fissa, ed è ciò che conta: continuità ai massimi livelli. Poi magari non vinci sempre lo scudetto, ma questa è un’altra storia. Sono finalmente strutturate per durare a lungo in Italia. In Europa è difficile dirlo: dipenderà anche dalla salute del nostro calcio».
Bergomi, lei che ha vissuto da protagonista il Meazza: lo conserverebbe o è a favore del nuovo stadio di Milano?
«In questo momento sono nel museo di San Siro. Mi rendo conto di aver vissuto emozioni indescrivibili in questo luogo. È la mia seconda casa. Però guardo avanti: Milano ha bisogno di un nuovo stadio, di un impianto all’altezza delle ambizioni di Inter e Milan. Soffrirò per anni senza il Meazza ma è giusto così. È un passo doloroso ma doveroso».
(Fonte: Libero)
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