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Berti: “Derby? Molto sentito, non parlavo con Maldini. Adoro Moratti. Ronaldo e la CN…”

Simona Castellano

Ho segnato il mio primo gol in Serie A all'amata Inter, un gol bellissimo, partendo da metà campo, scambiando la palla con Massaro e poi pallonetto a Zenga. Ero già abbastanza avanti allora, quella stagione era stata straordinaria, ho cambiato anche ruolo: partivo come ala destra ed Eriksson mi ha messo in mezzo al campo.

Ruolo? ho giocato con l'11, il 9, il 4. Ero l'8. Poi per gentilezza l'ho dato a Paul Ince. Non era molto convinto ancora di venire all'Inter. Ho organizzato un aperitivo a casa mia e lo convinsi, ci vuole poco per convincerlo. Venne con la moglie, ha visto che Milano gli piaceva. Ince mi dice che sentiva troppo l'8, io non sono un fanatico dei numeri e quindi gliel'ho dato con affetto e gioia. Lui, con quel sorriso straordinario, è stato molto carino.

Primo anno? Io sono un conquistatore, ce l'ho proprio dentro. Sono sempre stato adorato ovunque sono andato. Mi volevano un po' tutte le squadre, abbiamo vinto lo scudetto die record, una scalata magnifica, straordinaria. Segnai con la Sampdoria, con la Roma all'inizio, conquistai subito la gente. Cera questo pathos con loro, straordinario. Faccio fatica a carburare, ho bisogno di tempo. Le prime partite in amichevole c'eravamo io e Serena che giocavamo con i calzettoni giù. Io all'inizio giocavo malissimo, ce l'avevano con Serena i tifosi i primi tempi, subito mi sono tirato su i calzettoni (ride, ndr).

Bayern? prendemmo 3 gol in 15 minuti, alla fine del primo tempo abbiamo segnato 1 gol. Abbiamo dato tutto. Sono sconfitte che ti inorgogliosiscono. C'erano dei difensori abbastanza lenti, ho segnato un gol straordinario, me lo ricorderò sempre. Rimarrà nella storia come uno dei gol più belli dell'Inter.

Coppa Uefa '91? Emozione straordinaria. All'Olimpico non facemmo una partita straordinaria, ma il pubblico era straordinario. La gente prima veniva negli stadi, tutti i grandi giocatori giocavano in Italia, c'erano Maradona, Platini, Zico, all'Inter Berti, Matthäus. Erano campionati dove il Real non aveva i giocatori che avevamo noi. Negli anni '90 si giocavano campionati veri, con gli stadi sempre pieni. Adesso l'entusiasmo è leggermente calato, poi ci sono le televisione, la gente viene meno.

Preparazioni? Erano molto dure. Io da ottobre ad aprile davo il massimo.

Finale Salisburgo? Ricordo pazzesco dei tifosi dell'Inter. Eravamo in un albergo vicino alla stazione, mi sveglio con "Nicola Berti facci un gol". Credevo fosse un sogno. Mi sveglio con la canzone cantata dai miei tifosi. Pazzesco. Come potevo non segnare? Uno dei risvegli più belli della mia vita. C'erano tantissimi interisti, è stata un'emozione paurosa.

Autogol? L’autogol di Sebastiano Rossi in quel 3-1 nel derby sul mio tiro? Ho cercato di convincere la Gazzetta che fosse un mio gol. “Non potete non darmi un gol del genere”, dicevo loro. Adesso su ogni tiro danno un gol, all’epoca non era così: bastava una piccola deviazione ed era considerato autogol. Lo stesso accadde nel 1988-89 con il Napoli: altro che autogol di Fusi, ha fatto gol Berti! Rivoglio indietro i miei 10-12 gol che mi mancano. C’è gente che è arrivata a 95 gol e gliene hanno tolti 30: una regola stupida.

Moratti? Moratti lo adoro, mi piace ricordarlo. Il primo giorno di presidenza con il Brescia 1-0, ho segnato io. Venne nello spogliatoio e mi disse "Hai bisogno di un po' di vacanza?". Era aprile. Ho fatto il gol decisivo.

Primo derby di Moratti? Ero tranquillissimo prima delle partite quando stavo bene. Nel dopo partita dicono di riposarsi... ma siamo impazziti?

Ronaldo? Non giocavo più, ma facevo gruppo, c'erano tanti stranieri, io tiravo un po' su lo spogliatoio. Cera questo brasiliano. Quando iniziava a fare dei numeri davanti io mi alzavo e lo applaudivo come un tifoso, come un bambino, non ho mai visto un giocatore del genere. Ha combinato tecnica e velocità. È lui che ha inventato questa cosa.

Meazza? Torno a San Siro con mio figlio che ha sei anni, con la scuola calcio del Piacenza (che è dell’Inter). Vado sotto la Curva Nord e mi vedono. Ero con mio figlio tranquillo e incominciano a fare il coro "Nicola Berti facci un gol". Vedo letteralmente la Curva Nord che si sposta verso il settore arancio. Mi veniva da piangere. Non dovete farmi emozionare così, ragazzi. Ve lo dico. Mi viene la pelle d’oca ancora a raccontarlo.

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