primo piano

Biabiany: “Inter come una mamma ma niente prestito. Entro un mese…”

Alessandro De Felice

É cresciuto nell’Inter e con i nerazzurri è salito sul tetto del mondo. Jonathan Biabiany, dopo qualche pellegrinaggio e un problema cardiaco, si sta allenando nuovamente ad Interello e spera di poter presto tornare a calcare i campi di...

É cresciuto nell'Inter e con i nerazzurri è salito sul tetto del mondo. Jonathan Biabiany, dopo qualche pellegrinaggio e un problema cardiaco, si sta allenando nuovamente ad Interello e spera di poter presto tornare a calcare i campi di Serie A. Queste le sue parole nel corso di un'intervista alla Gazzetta dello Sport:La scoperta dell'aritmia e la trafila per ricevere il consenso all'attività agonistica: "Cesena Parma la ricordo perché è stato il giorno prima di scoprire l’aritmia, non avevo nessun sintomo. Il giorno successivo, invece, doppio choc: niente Milan e il cuore ballerino. Chiesi subito se sarei stato di nuovo bene, il calcio era il pensiero successivo. Il professor Carù mi tranquillizzò subito e mi spiegò che sarebbe servito del tempo. In questi otto mesi ho ascoltato tanti pareri medici, cinque specialisti italiani e da ognuno test, esami, riscontri. Alcuni risultavano positivi, altri negativi e non si finiva più finché non ho deciso di andare a Boston dal professor Baggish. Quella è stata una visita diversa dalle altre, anche per il testo sotto sforzo: 18 minuti di tapis roulant al 15% di pendenza, con una mascherina per le prove cardiopolmonari. Stress massimo, mai fatta una cosa del genere e Baggish non sapeva neanche chi fossi quindi era assolutamente super partes. Alla fine mi ha detto le stesse cose di Carù, togliendomi ogni dubbio di salute. Adesso sento di avere lo stesso profilo di rischio di una qualsiasi altra persona. Dopo un’esperienza come la mia cambiano le priorità e il modo di guardare la vita. Dai più peso a certe cose, mi sono goduto la famiglia, ho dato più tempo di qualità alle persone a cui voglio bene. Il mio week end era il lunedì, adesso ho scoperto com’è quello vero. Ho fatto a tempo pieno il papà di Kelis e Joyce e per loro mi sono messo anche a cucinare. Cambia anche il fatto che adesso non dirò più come prima: corro finché le gambe me lo permettono, adesso dovrò dire, “Corro perché il cuore me lo permette”. Il momento più duro: Non ho mai pensato di smettere di giocare, adesso mi dico che questo è stato un anno di riposo non programmato e che mi allungherà la carriera. Sarò più fresco al rientro. Il momento peggiore è stato a novembre perché pensavo di poter riprendere a giocare a dicembre, ma mi spiegarono che avrei dovuto aspettare almeno fino a fine marzo. Dispiacere durato un giorno, non di più: sono caraibico, io. Quando ritornerò a giocare sarò il solito cavallo pazzo, senza paura. Sono fatto così, o vado o non vado e visto che ho voglia di ricominciare ad andare, lo farò senza paura.Il ritorno agli ellenamenti e la voglia di una fissa dimora: La fatica sta nel fatto di dover riprendere piano piano, adesso sono alla quarta settimana di corsa: un’ora al giorno ogni giorno e sempre un po’ più intensa. A fine mese avremo le prime verifiche in base ai monitoraggi quotidiani. A fine luglio, metà agosto spero di poter lavorare con una squadra. Quale squadra? Si dice che non c’è due senza tre e infatti sono tornato all’Inter per la terza volta. Per me è come una mamma, mi hanno trattato come un figlio, mi alleno ad Interello ma non ho ancora firmato nulla. Mi sono allenato con Mancini quando ero in Primavera, so che potrebbe giocare col 4-3-3 o col 4-2-3-1. Se l’Inter volesse mandarmi in prestito? Non mi piace questa idea, preferisco trovare una squadra dove fermarmi e conto di sapere quale entro un mese, spero anche meno.