Alessandro Bianchi a Inter Channel ha parlato della sua carriera, soffermandosi sull’esperienza all’Inter.
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Bianchi: “Avevamo un gruppo solido, c’era personalità. Non mollammo neanche…”
L'ex calciatore dell'Inter si è raccontato al canale tematico nerazzurro.
Queste le sue parole:
Cesena? All'inizio ho giocato al Cervia in realtà, a 13 anni sono venuti i dirigenti del Cesena, mi hanno portato lì, ho fatto tutta la trafila del settore giovanile. Tutti gli anni, dal primo fino alla Primavera, non partivo mai titolare. Non davo una buona impressione a livello fisico, poi subentravo, risultavo anche tra i migliori nel campionato. Ogni poi si ricominciava. Tutti gli anni non partendo titolare ho sempre dovuto dimostrare il mio valore.
Sacchi alla Primavera del Cesena? In quel periodo ero con gli Allievi, la Primavera si era già qualificata alle fasi finali, Sacchi chiamò qualche giocatore dagli Allievi, tra cui anche io. Mi fece esordire con il Bologna, l’ultima partita del girone di ritorno, prima che iniziassero le fasi finali. Era già meticoloso Sacchi, faceva vedere i movimenti ai giocatori, era come un'interrogazione. Era veramente meticoloso, mi trovai in difficoltà, non conoscendo inizialmente i movimenti. Guardava anche noi che eravamo appena arrivati. È sempre stato un allenatore che non ha lasciato nulla al caso. Poi sono passato alla Primavera, una gran bella Primavera. Ho esordito anche in Serie B, a gennaio ero stato aggregato alla prima squadra e feci qualche presenza anche lì.
Prima in Serie A? Mi riusciva tutto, sono quelle giornate in cui ti riesce tutto, feci due gol, ebbi altre due occasioni, sono quelle giornate in cui ti riesce tutto.
Inter? Il Napoli mi aveva quasi acquistato, parlando con il mio procuratore mi avevano detto che c’era la possibilità di andare all’Inter, oppure rimanere un anno a Cesena ed andare alla Juve. Per il mio carattere Napoli la scartai subito, ero chiuso, riservato, andare lì, con quel tifo, mi faceva paura, quindi la scartai come ipotesi. Poi ci fu la telefonata a casa, rispose mia madre e mi disse che c’era Trapattoni a telefono. Avevo pensato fosse uno scherzo, poi l’ho riconosciuto subito, mi disse che aveva piacere ad avermi a disposizione. Era fiducioso che avrei potuto fare una buona carriera all’Inter. Avevo già in precedenza scelto l’Inter, ma questa telefonata mi ha dato la certezza di andare a Milano. In quella stagione abbiamo avuto subito dei problemi, in Coppa Italia eliminati dalla Fiorentina, poi c’erano stati dei problemi forse nella stagione precedente tra Trapattoni e Altobelli, che era una bandiera. Ci furono delle contestazioni dopo l’eliminazione, soprattutto contro Trapattoni. Eravamo arrivati in 5 quell’anno, la squadra era stata stravolta, ci voleva del tempo per trovare l’intesa. Ci fu subito un silenzio stampa e ci aiutò a non creare ulteriori tensioni, anche con interviste. Già la presentazione che ho dovuto fare prima del ritiro mi mise un po’ di ansia, perché sono molto riservato. Poi magari dopo ti abitui a tutto, ma per me fu un po’ traumatica come cosa, passavo dal Cesena all’Inter ho accusato il colpo.
Gol? Quello che feci al Cesena uno dei più belli, ho esultato ma c’era anche tristezza, sono cresciuto lì e la squadra doveva salvarsi. Era importante anche per noi il gol, ma vincere a Cesena ci diede un bell’aiuto a livello morale per vincere il campionato.
Il nostro gruppo era solido, c’erano i leader, gente che da anni era lì all’Inter, come Bergomi, Baresi, Zenga, aiutarono tanto noi nuovi ad integrarci nel gruppo, anche al di fuori del campo, come la ricerca dell’appartamento. Sono cose che ti aiutano ad integrarti più velocemente nella squadra. Era una squadra con caratteri forti, personalità, in tutti i ruoli. Serena? Aveva qualità diverse dalle mie, ha fatto bei gol, io forse più generoso, correvo, tornavo anche in difesa a dare una mano, mi sacrificavo di più insomma. Botte? I giocatori di qualità erano presi un po’ di mira, non è come ora che al minimo fallo cercato hai l’ammonizione. Poi non si simulava. Partita con il Napoli? Trapattoni aveva scelto un centrocampista più difensivo, il primo tempo cercò di limitare Maradona mettendo un centrocampista difensivo, ma alla fine dei primi 45 minuti non ci furono i risultati sperati. Poi sono entrato io, alla fine abbiamo vinto la partita.
Scudetto dei record? Anche se arrivato con un mese di anticipo, non abbiamo mai mollato, non ho mai pensato al record. Nel girone di andata forse abbiamo trovato qualche difficoltà, ma nel girone di ritorno ci divertivamo anche a giocare, ecco perché abbiamo continuato, cercando di vincere anche le altre partite, sono rimasto molto male per placare partita con il Torino, abbiamo perso ma meritavamo di vincere.
Partita col Malmoe? Dura, siamo stati eliminati in malo modo. All’andata preso gol su punizione, abbiamo avito però diverse occasioni per andare in vantaggio, questo ha pesato molto anche sul campionato. È stata una brutta mazzata. Prima c’erano veramente squadre di qualità, anche le provinciali erano ben attrezzate. In quegli anni il campionato più bello a livello Europeo era quello quello italiano, c’erano i giocatori più forti, da Van Basten a Matthaus, Maradona…
Nazionale? Non è come adesso, in cui i nuovi ct hanno tanti giocatori a disposizione e poi scelgono. prima la cerchia era ben ristretta e non era facile entrare in questa rosa di giocatori. Prima ci si fidava di 18/20 giocatori e non era facile arrivarci.
Sacchi in Nazionale? Iniziò a convocarci l’anno dopo, quando c’era Orrico, chiamò anche altri, non solo me e Berti. Poi forse io e lui siamo stati quelli presi in maggiore considerazione. Esordio a Cesena, tra l’altro.
Inter di Bagnoli e infortunio? Bellissimo girone di andata, ma il Milan andava a mille, purtroppo alla prima giornata di ritorno con l'Udinese mi sono infortunato e quell’infortunio mi ha rovinato la carriera, non era mai successo prima un infortunio del genere. Mi strappai cinque muscoli contemporaneamente e quindi un danno incredibile. Quell’anno non ho proprio giocato, poi dovevo recuperare velocità, tonicità, non sono più arrivato ai livelli di prima. Dovevo ragionare ancora di più in campo, pensare maggiormente a livello difensivo. Dovevo calcolare queste cose qui. Questo mi ha limitato tantissimo, ero nel giro della Nazionale e un paio di settimane prima dell’infortunio avevo giocato un’amichevole on il Messico, Sacchi mi tenne in considerazione fino all’ultimo per i Mondiali del' 94, mi convocava anche per degli stage per guardarmi da vicino, anche nelle interviste diceva che mi avrebbe aspettato, ma non sono tornato più quello di prima.
Seconda Coppa Uefa? Il trofeo lo sento mio comunque, non come la prima. Quando non t senti al 100% e non rendi come vorresti ti dispiace sempre, ma ho fatto diverse presenze, anche subentrando col Cagliari. Ho dato il mio contributo comunque.
Maicon segnò un gol come il mio? Alla Sampdoria, il più bel gol che ho fatto all’Inter, sombrero al difensore, stop di petto e tiro di piatto, mi è andato tutto bene. Magari poi se ci provi altre mille volte non ti riesce. Feci gol a Zenga, mi venne anche a dare la mano dopo. Non sono mai stato un giocatore che esultava tantissimo, anche dopo un gol del genere.
Ritorno al Cesena? Sono molto legato all’Emilia Romagna, quando avevo un giorno libero all’Inter tornavo sempre.
Ricordo più bello? Quella con l’Aston Villa la più bella, quella che ricordano sempre anche i tifosi quando mi incontrano. È la partita che rifarei volentieri, ma anche quella con il Napoli mi ha dato tante emozioni.
Inter Forever? Quando Toldo ci convoca giochiamo volentieri, è bello ritrovare gli ex compagni, giocare in atmosfere e stadi molto belli.
(Fonte: Inter Channel)
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