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Biasin: “Inter, 4 obiettivi sul mercato. Partita offerta per Manolas. Tecnico e Oriali…”

Daniele Mari

L'Inter deve tentare l'assalto all'Europa League ma l'attenzione è già rivolta al prossimo anno

Fabrizio Biasin di Libero, nel suo editoriale per TMW, ha commentato il ko dell'Inter contro il Napoli, proiettandosi anche sul mercato e sull'imminente ritorno di Oriali in società:

"Partiamo da un paio di presupposti.

Il primo: le sconfitte non possono essere definite “buone”. Le sconfitte sono sconfitte e fanno male, in particolare se ti chiami Inter e hai scritto pagine gloriose nella storia del calcio.

Il secondo: non esistono bicchieri mezzi vuoti o mezzi pieni, esistono disastri o progetti vincenti.

L’Inter 2016/17 è un semi-disastro e la sconfitta di domenica fa male perché per una volta è parsa “normale”, quasi indolore, logica conseguenza delle cose.

Uniformarsi alla mediocrità non è accettabile, così come sarebbe sbagliato pensare che, in fondo, tutto è sopportabile perché “tanto i tempi migliori arriveranno”.

Signori, qui si scopre l’acqua calda: la mediocrità non è mai normale.

Ribadiamo: non ci sono “buone sconfitte”, al limite partite perse che offrono appigli per sperare in una rinascita. Quella con il Napoli ne regala davvero pochi, perché contro Sarri puoi perdere eccome, ci mancherebbe, ma non uscire con la faccia del cane bastonato. E tutti avevano la suddetta faccia.

PIOLI - Pioli è il volto di questa Inter che ancora una volta viaggia sull’altalena: sequenze di vittorie, obiettivi che sembrano improvvisamente tornare alla portata, crolli. Nel post triplete il giro sulla giostra l’hanno fatto molti tecnici, poi puntualmente silurati. Lo stesso destino rischia di toccare all’allenatore emiliano, attaccato alla qualificazione all’Europa League come un elefante al filo di ragnatela. Non è il principale responsabile del “disastro di primavera” (quello arriva da lontano, da una stagione nata male e proseguita anche peggio), ma essendo nient’affatto scemo sa bene di essere molto più che in discussione.

FUTURO E ORIALI - Il 7-1 con l’Atalanta aveva portato con sé cori di ammirazione e complimenti, in quei giorni molti parlavano di “rinnovo giusto” per un tecnico “italiano, valido, capace”. Pioli ben sapeva che quel risultato e i precedenti sarebbero serviti a poco se non si fossero sposati con un finale di stagione all’altezza delle aspettative.

E allora siamo qui, con una speranza di qualificazione all’Europa League che scalda il cuore a pochissimi, forse neppure a gran parte della rosa nerazzurra. Si cerca di dare un senso a questa volata assai poco allettante e devastata da voci e balle galattiche che si rincorrono giorno dopo giorno: “Io so chi sarà il prossimo tecnico dell’Inter!”. Tutti “lo sanno” e in realtà tutti – compreso il sottoscritto – possono solo azzardare. Ci si attacca ai nomi: Conte, Simeone, Sarri, Spalletti e molti altri ancora, ché tanto prima o poi qualcuno arriverà.

Certezze? Poche, anzi una: Oriali tornerà alla casa-madre. È forte la sua voglia di rendersi utile, fortissimo il suo entusiasmo, molto simile a quello di chi ha deciso di riportarlo all’Inter per ridare ordine a una “filiera dirigenziale” incompleta.

Il pranzo di Monza tra Ausilio e il mediano più famoso che c’è è confluito in un accordo di massima che solo Tavecchio potrebbe far saltare. Non accadrà, perché il presidente federale tiene alla sua Nazionale ma ancor di più capisce le situazioni: impedire ad Oriali di ricongiungersi col nerazzurro non avrebbe senso.

GIOCATORI - E il mercato? La sequenza di obiettivi è nota: un centrale difensivo, un esterno basso, un attaccante che possa supportare Icardi, un centrocampista dai piedi buoni. L’offerta per Manolas è partita, l’interesse per Bernardeschi manifestato sottotraccia, quello per Schick anche (ma per il ceco c’è la folla). Anche in questo caso però siamo lontani dalle certezze, mentre è noto che prima di poter acquistare, i nerazzurri dovranno sistemare la “faccenda-Uefa”, ovvero rimediare 30 milioni il prima possibile. Le eventuali cessioni di Jovetic e Ranocchia potrebbero bastare, ma il condizionale in questo caso è d’obbligo.

Infine la seconda (e ultima) certezza. I “futuri nerazzurri” verranno ovviamente scelti e valutati per le qualità dei loro piedi, ma anche e soprattutto per quella delle loro teste: li chiamano “uomini” e vengono prima dei “calciatori”.