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Fabrizio Biasin, nel suo editoriale per Tmw, ha parlato della prestazione dell'Inter contro il Bologna: "Quello che si è visto domenica a San Siro va parecchio oltre le logiche del calcio e del buon gusto. L’Inter non è certamente la Juve di Ronaldo e neppure il Napoli del bel gioco ma, per l'amor del cielo, dispone di un potenziale decisamente superiore a quello delle già citate Sassuolo, Torino e Bologna.
La squadra che fu di Filippissimo Inzaghi e ora è di Mihajlovic non vinceva da quando tutti noi sapevamo ancora di salsedine (30 settembre), è disarmante quanto a limiti tecnici ma certamente ammirevole per quel che riguarda l’applicazione: esattamente l’opposto degli stoccafissi nerazzurri che "Io la do a te, te la dai a me, nessuno si prende una qualche responsabilità" sprecano energie in un continuo quanto inutile possesso palla. Roba da latte alle ginocchia, insomma.
L’Inter è impaurita, triste, certamente senza idee. Spalletti, in evidente crisi d'identità, ha provato a risollevarla con un Ranocchia in versione "bomber da ultima spiaggia": ma quello che ai tempi di Mourinho era l’azzardo che devastava gli avversari ("oddio, Materazzi a far la punta! La grande Inter suona la carica!") ora è la mossa che in qualche modo galvanizza gli avversari ("questi qui sono alla frutta..."). Mancano molte cose a siffatto gruppo, moltissime, ma soprattutto si registra carenza di consapevolezza, esperienza e amor proprio. L’Inter non rimonta mai, neppure una volta, neppure per sbaglio, neppure con il povero Bologna, segno che all'appalesarsi di un qualsivoglia "problema" (un gol, per dire) invece di reagire se la fa drammaticamente sotto. Qualcuno dirà: "La squadra è poca roba, altro che balle", ma allora non ci si spiega il periodo delle vittorie e persino quello del bel gioco (oh, per pochissimo tempo ma c'è stato anche quello).
Diciamola come la si direbbe al Bar Sport o in osteria: all’Inter manca una tonnellata di carattere, quello che ti fa giocare bene quando sei in forma e le cose funzionano e, viceversa, ti permette di ribaltare la malasorte quando la forma fisica o la sfortuna si accaniscono, epperò in qualche maniera ci devi imparare a convivere.
Qualcuno parla di strategici "cambi in corsa", di Spalletti da mandare a casa perché non capisce nulla. In autunno lo dicevano anche di Gattuso, l’allenatore del Milan. Dicevano che era "inadatto", bravo solo a trasmettere la grinta, anche per lui come per Spalletti si parlava di "ombra di Conte". Beh, sapete cosa ha fatto? Se n’è fregato, ma non a parole, sul serio. Ha continuato a lavorare e a mettere la squadra davanti a tutto, così come i suoi ragazzi (Higuain a parte) hanno messo il Milan prima dei rispettivi interessi personali.
All’Inter questa cosa ancora non c’è: la rosa dei nerazzurri è potenzialmente molto competitiva (manca certamente un centrocampista dai piedi buoni, per carità, e pure qualcosa d'altro), ma i giocatori chi la compongono pensano più al proprio interesse che a quello del gruppo. Glielo leggi negli occhi, trovi conferma nei fatti. E con la testa divisa a metà la cosa più probabile che possa accadere è che tu vada a sbattere contro chiunque, persino contro un cazzuto (onore a lui) Federico Santander: barba selvaggia, sguardo fiero e tanto, tantissimo amor proprio".
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