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Cristiano Biraghi, terzino dell'Inter, ha risposto alle domande dei tifosi nerazzurri per Inter TV. Questi i temi affrontati dal calciatore.
Come vivi questo momento?
E' un momento difficile, fortunatamente noi siamo bene. Il pensiero va alle famiglie colpite e a chi sta cercando di tamponare questo virus. Nella negatività una delle cose positive è il fatto che si sta molto in famiglia e si riscoprono le cose normale che non si facevano più come una telefonata lunga agli amici o stare con i figli. Riscoprire cose semplici come cucinare e fare i mestieri: è poi un momento per riflettere su tutto. Con la vita che corre veloce, ci dimentichiamo le cose semplici.
Qual è la gioia più grande da quando sei all'Inter?
Sono due: l'esordio e il gol in Europa League, che però mi ha lasciato l'amaro in bocca perché è stato senza tifosi.
La tua giornata?
La sveglia è presto, ho due bambine: aiuto mia moglie e ci dividiamo i compiti di casa. L'Inter ci ha dato materiale per lavorare a casa e riesco a ritagliarmi qualche ora per allenarmi e sfogarmi: siamo abituati a stare all'aria aperta, stare a casa è dura.
Il cambio di look?
Ho attuato il fai da te perché mi sentivo sporco: mi sono sistemato da solo. Ma andrò subito dal barbiere. Cerco di fare da solo, ma non sono capace: cerco di curarmi da solo. Ci proviamo.
Cosa ti piace fare nel tempo libero?
Durante la stagione ci alleniamo per metà giornata e per l'altra metà sto con le bambine. Quando finirà il virus andrò a casa mia e starò con la mia famiglia: mi piace stare a casa o condividere le cose che faccio con la famiglia.
Che attività fisica stai facendo?
Una seduta di forza la mattina, cyclette al pomeriggio. Mi manca farmi una corretta, ma non si può.
Quale giocatore nerazzurro ami di più?
Ronaldo il Fenomeno, è stato il giocatore che mi ha fatto più emozionare.
La prima partita vista a San Siro?
Mi ricordo che l'Inter perdeva 2-1, piangevo e volevo andare via: poi doppietta di Branca. Ma non ricordo la squadra avversaria.
Come ti trovi coi compagni?
Molto bene, il gruppo è molto sano. E' uno dei gruppi più solidi che abbia mai trovato, anche grazie a chi è da più tempo all'Inter: sono ragazzi seri che sanno cosa vuol dire indossare la maglia e ce lo trasmettono.
Qual è il momento più bello vissuto nel calcio?
Tutti i momenti positivi me li sono goduti. Una delle emozioni più grandi è stato indossare questa maglia e quella della nazionale: due sogni che avevo fin da bambino.
Qual è il tuo sogno calcistico?
Vincere qualcosa con questa maglia, sarebbe un sogno. Mi ricordo quando l'Inter vinceva, andavo sempre in piazza a festeggiare.
Cosa si prova a vestire la maglia del club che ti ha formato?
E' una bella cosa, ogni volta che la indosso è un'emozione. Da bambino volevo solo stare ad Appiano: si fa fatica a descrivere le emozioni. Se non la provi non puoi descriverla. Io ho sempre dato tutto, con questa maglia gioco da calciatore e da tifoso: cerco di dare più del massimo. Ho sempre tifato Inter, mio papà mi ha messo questa maglia appena nato.
Quali emozioni hai provato la prima volta in spogliatoio in Serie A?
E' stato quello dell'Inter di Mourinho: ero giovane e li vedevo come persone inarrivabili. Ho cercato di godermi il sogno fino alla fine, sembrava di essere un bambino al parco.
Con chi hai legato di più?
Con tutti, con Bastoni e Barella magari perché abitiamo vicini. Anche le mogli e le bambine hanno un bel rapporto. Ma dovrei mettere tutti perché mi trovo bene con tutti.
Idolo da bambino?
Ronaldo il Fenomeno.
Cosa hai provato quando ti ha chiamato Conte?
Era una trattativa in piedi da qualche settimana, ci speravo: poi quando mi ha chiamato il mister ho capito che era un sogno che si stava realizzando. E' stato molto importante.
Che emozioni hai provato col gol al Ludogorets?
Mi sarebbe piaciuto esultare coi tifosi: non è stata una gioia a metà perché è sempre una gioia segnare, avrei preferito ci fossero i tifosi. Io all'inizio facevo l'esterno, poi all'Inter sono stato dirottato indietro e non so il motivo: da 13 anni ho sempre fatto il terzino.
Il compagno più comico e quello più serio?
Tanti sono seri quando devono esserlo e comici altrettanto. Anche io sono tra i più comici.
Quale terzino interista ti ha ispirato?
Ho vissuto in prima persona Chivu, era un grande giocatore e un grande uomo. L'ho sempre ammirato. Poi c'è stato anche Facchetti, ma non l'ho visto.
Tatuaggio preferito?
I nomi delle mie figlie.
La morte di Astori?
E' stato un momento difficile per tutti, sono maturato molto mentalmente. Quando vado in campo so che devo lottare anche per Davide. E' stato un evento tragico, lo ricordo spesso. Quando mi vengono chieste queste cose, cerco di parlarne il meno possibile perché è una ferita aperta.
Cosa ti ricordi della prima partita dell'Inter?
L'esordio fu nel 2011 in Champions League col Twente a San Siro, per me era una favola: ho provato molta emozione al mio esordio quando sono tornato.
Quali sport ti piacciono?
Tennis e anche il basket.
Gesti scaramantici?
Non sono scaramantico, non ho riti.
Il terzino più forte del mondo?
Marcelo.
Cosa ne pensi dei tifosi?
Solo belle cose, prima lo ero io: non posso dire altro. Sono di parte, è un popolo capace di soffrire ma anche di gioire all'ennesima potenza quando si vince. Ti sta sempre vicino. So cosa si prova, ci sono passato.
Cosa vuoi fare quando smetterai?
Non ci ho pensato, spero di giocare altri dieci anni: non so ancora se stare nel calcio o fare altre cose.
Cosa ti ha detto Materazzi dopo il gol con il Manchester City?
Non mi ricordo perché non sapevo nemmeno dove fossi: mi ricordo gli schiaffi in testa.
Perché hai scelto il34?
E' stato il primo numero in prima squadra, me lo diedero quando salii: mi ci sono affezionato. Poche volte l'ho trovato libero, lo sento mio.
Cosa pensavi dell'Inter da ragazzo?
Ero tifoso e andavo sempre allo stadio. Ho tanti amici tifosi. Ho sempre seguito l'Inter: ho sofferto e gioito. La mia gioia più grande è stata la finale di Madrid, però ho sofferto per i campionati persi.
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