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E invece è arrivata l'Inter di Lautaro, Calhanoglu e Thuram. Com'è stato giocare con queste stelle?
"A volte ho dovuto darmi un pizzicotto per capire se fosse tutto reale. Conoscevo la maggior parte dei giocatori solo per averli visti in TV o al gioco di FIFA. Improvvisamente mi sono ritrovato a condividere lo spogliatoio con loro, far parte del gruppo. Sono stati davvero gentili. [...] Poi quando sei in un club così grande come l'Inter nessuno ti regala nulla, devi guadagnarti il tuo status. All'inizio si notava che gli altri volevano vedere di cosa fossi capace. La qualità e il ritmo, già solo durante l'allenamento… è un livello completamente diverso rispetto a quello a cui ero abituato".
Possiamo dire che le aspettative sono state rispettate?
"Mi avevano detto che giocare dieci partite per l'Inter sarebbe equivalso a una buona stagione. Quindi direi di sì (sono state 21 le presenze per un totale di 1162 minuti, ndr). Non posso lamentarmi ma non sarei stato felice se non avessi giocato. È così che deve essere un atleta. Ora voglio fare il passo successivo per la prossima stagione: giocare i big match, la Champions League. E punto gli occhi alla Nazionale".
Ti prepari ad essere un pilastro dell'Inter...
"I veterani del club mi hanno dato la sensazione che possa diventarlo. Questo mi piace. Mi hanno parlato più di quanto mi aspettassi. Non devo nascondermi, ho qualità uniche. E l'allenatore sa quanto valgo".
A proposito di mister, com'è il suo rapporto con Inzaghi?
"All'inizio non riuscivo ad esprimermi in italiano, quindi non abbiamo parlato (ride). Esisteva una barriera linguistica ma non ha mai pensato che non fossi abbastanza bravo. Avevo anche sentito che fosse in difficoltà a panchinarmi perché sapeva che valevo una maglia. Ora che comprendo la lingua, mi spiega delle cose, mi dice di pazientare, che sono sulla strada giusta. È una persona davvero di cuore".
In fondo, in un'intervista a Geissblog ha dichiarato di voler essere fra i top nel ruolo entro i prossimi cinque anni.
"Tutto va parametrato. Ad esempio, mio padre guarda i percorsi di altri grandi difensori e nota che in tanti non erano titolari in un club come l'inter alla mia età. È una visione che adoro. Ho fatto la mia parte nella stagione d'esordio, seguo un cammino positivo. Non va dimenticare che il ruolo del difensore è speciale, non puoi semplicemente essere gettato in campo e soprattutto non in Italia. Sento di essere vicino al massimo che un giocatore può raggiungere in una carriera. Ci sono ancora club con un certo fascino ma se riesci ad essere un punto fermo dell'Inter, hai già raggiunto la vetta. Dopo un anno qui posso dire che in futuro sarà difficile trovare qualcosa di migliore".
La Serie A è anche considerate per la cura nell'aspetto difensivo. Trovi che sia così impegnativa dal punto tattico?
"È uno dei motivi per cui ho scelto di venire qui. Sono un difensore ma mi piace anche avanzare. Per questo a volte devo ricordarmi che il mio primo compito è difendere e questo è un aspetto sul quale posso lavorare. In Italia impari esattamente quiesto: come muovermi, quando fermarmi, come rimanere in linea. Mi avevano detto che ci vogliono nove mesi per un difensore ad abituarsi al campionato. Un'esagerazione ma tre-quattro mesi ci vogliono sicuramente".
Ora puoi anche ambire ad un maggiore valore di mercato. Prima dell'aggiornamento di fine stagione sei a 15 milioni di euro...
"Non sono cose sulle quali mi soffermo ma se gioco con maggiore continuità e mostro quello che si aspettano da me potrei salire fino a 30-40 milioni di euro. Credo sia realistico".
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