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Da qualche anno, precisamente da quando Marotta è arrivato a Milano, l'Inter ha cambiato strategia. Nel corso deli anni il dirigente ha deciso di puntare su un buon numero di italiani e ora Inzaghi ha in rosa un vero e proprio blocco azzurro. Un blocco che fa le fortune dell'Inter e anche quelle dell'Italia, prima di Mancini e ora di Spalletti.
"Affidarsi al blocco Inter, invece, garantisce a Spalletti una variabilità tattica non indifferente. L’ha spiegato lui stesso, la difesa a tre è un’opzione anche per l’Italia, se in rosa ci sono giocatori che quello fanno in nerazzurro ormai stabilmente da anni. Ma Luciano è uomo che allarga gli orizzonti, dei calciatori che allena. L’hanno già raccontato apertamente Barella, Acerbi, lo stesso Dimarco. Ma forse, nel gruppo sei azzurri-nerazzurri, è bene partire da Frattesi. Il centrocampista è un riferimento per il ct. E lo è stato anche in questi tre mesi di lavoro, nonostante con Inzaghi stia faticando a trovare spazio con continuità. L’Italia regala a Frattesi serenità e una buona dose di autostima, che sono il carico migliore possibile per far bene anche con Inzaghi. Oltre che la convinzione di poter giocare con Barella, non necessariamente in alternativa. Nicolò per Spalletti è un leader", spiega La Gazzetta dello Sport.
"E poi, prendi Dimarco. Spalletti ne apprezza le qualità tecniche, evidentemente. Con lui l’esterno mancino non può che aumentare la confidenza con un tipo di gioco e dei compiti diversi. È chiamato a curare ancor di più la fase difensiva, facendo parte di una difesa a quattro. Dunque, una posizione intermedia tra l’esterno di un centrocampo a cinque o il braccetto di un reparto a tre, la posizione ricoperta due sere fa a Lisbona. Altro giro, altro mancino. Acerbi ha raccontato di come Spalletti lo chiamò nel primo giro di convocazioni a settembre, quando era reduce da un infortunio muscolare. Ha un’eredità pesante da raccogliere, il centrale: diventare leader di un reparto che non ha più da tempo ormai Chiellini come riferimento. Sul feeling tecnico tra i due, nessuna discussione. Tanto che si sussurra come il ct abbia pure provato a portarlo a Napoli due estati fa, prima che il giocatore firmasse per l’Inter. Cosa regalare poi a Darmian e Bastoni? Entrambi erano in azzurro già prima di Spalletti. Con lui Darmian ha però ritrovato una maglia da titolare. E, soprattutto, la confidenza con il ruolo di esterno di una difesa a quattro, non più ricoperto dai tempi di Manchester. Bastoni, al netto dell’infortunio durante l’ultima convocazione, da Spalletti riceve in dote la familiarità con la zona centrale della difesa, lui che invece nell’Inter è sempre stato impegnato come braccetto a sinistro. Non può che favorire la sua crescita, l’impegno in Nazionale. Perché in fondo Spalletti toglierà pure qualche energia, sia fisica sia mentale. Ma la verità è che con lui il bagaglio è più ricco: sapere è sempre il passo prima di fare, nel calcio come nella vita", scrive Gazzetta.
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