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In molti lo ricordano per quel fantastico modo di esultare dopo un gol: posa statuaria e sguardo fiero volto ai tifosi. Mark Bresciano è stato un giocatore simbolo, uno di quelli che tutti avrebbero voluto al fantacalcio, perché da centrocampista sapeva segnare e fare assist. Adesso non gioca più, ma dall’Australia manda qualche consiglio al suo connazionale Trent Sainsbury, trasferitosi dalla Cina all’Italia per vestire la maglia dell’Inter. Al sito theworldgame.sbs.com, l’ex Palermo si rivolge al difensore, ma parla anche dei propri trascorsi in Serie A e dei calciatori che maggiormente lo hanno colpito.
INGEGNERE O CALCIATORE - "Non sono direttamente coinvolto nel calcio, sono tornato in Australia da poco perché mi trovavo a Firenze per un corso da direttore sportivo. Sento di non essere ancora mentalmente pronto per un mio ritorno. Cosa avrei fatto se non fossi diventato un calciatore? Stavo studiando per diventare ingegnere, avrei seguito il percorso della mia famiglia".
ESPERIENZA ITALIANA E TRAGEDIA RACITI - "In Italia ho imparato molte lezioni, non solo relativamente al calcio. Ho appreso una forte educazione, ho imparato a rispettare le persone. Non dimenticherò mai i miei primi tre anni trascorsi lì, ho guadagnato una promozione in Serie A e giocavo con uno dei miei più grandi amici, Grella. La peggiore esperienza, invece, la lego al 2007, (scontri tra Palermo e Catania, rimase vittima il poliziotto Raciti) ero devastato per quanto accaduto e fu in quel momento che decisi di lasciare l’Italia".
L'ACCORDO CON IL CITY, IL NO DEL PALERMO - "Avevo già un accordo con il City, c'era anche la firma sul contratto, stavo cercando casa in Inghilterra. Ma al momento di formaizzare il tutto con il Palermo, il presidente rosanero mi disse che non era stato raggiunto alcun accordo e che quindi non sarei stato venduto. Rimasi scioccato ed è stato uno dei peggiori momenti della mia carriera".
LA DOTE MIGLIORE - "La mia qualità migliore? Credo fosse nel difendere la palla frapponendo il corpo tra essa e l’avversario, mentre se dovessi definire il mio ruolo, direi che a inizio carriera ero un centrocampista più offensivo, dotato di più esplosività. Con il passare degli anni, invece, sono diventato più lento, ma anche più intelligente, e sono trovato bene da regista".
CHE GRANDE CHANCE PER SAINSBURY - "Quali consigli posso dargli? Gli è capitata un’opportunità unica, anche se non è destinato a giocare troppo, ma nel calcio non si può mai sapere perché l’Inter è impegnata con molta frequenza e possono esserci infortuni. Quindi consiglio a Sainsbury di lavorare a testa bassa per farsi trovare pronto quando il tecnico gli darà una chance".
I PIU' FORTI DI TUTTI - "I giocatori più forti che ho incrociato nel corso della mia carriera? Ho avuto il privilegio di giocare con Fabio Cannavaro e non dimenticherò mai il suo modo di allenarsi e di giocare. Ogni sessione di allenamento sembrava per lui la finale di Coppa del Mondo. L’avversario più forte che io abbia mai affrontato, invece, è stato Emerson della Roma. A fine gara pensavo che non avrei mai potuto spuntarla contro di lui, era troppo abile".
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