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Bucci: “Mio figlio mi chiese di andare alla Juve. Gli risposi: meglio perdenti che disonesti”

Luca Bucci, ex portiere del Torino, racconta un aneddoto relativo al rapporto con il figlio

Redazione1908

Luca Bucci è stato un grande portiere del Torino. L'ex estremo difensore granata, a ToroNews, ha raccontato un aneddoto del suo periodo torinese, caratterizzato dalle tante vittorie, non sempre limpide, della Juventus: "Di certo, l’intera mia vita privata è stata condizionata dallo sport e viceversa. È inevitabile, ma mi ricordo che, in particolare negli anni in cui ero al Toro, non fu sempre tutto rose e fiori. I compagni di mio figlio lo sfottevano quando il Torino – e dunque io – perdeva. Erano tifosi della Juve che in quegli anni (era l’epoca di Moggi) vinceva tanto e un giorno mio figlio tornò a casa e mi chiese: “Papà, perché non cambi squadra? Perché non vai alla Juve?”. Cercando di consolarlo, gli risposi: “Meglio onesti e perdenti, che disonesti e vincenti”.

Mio figlio fu molto condizionato dalla mia figura. Da piccolo giocava a calcio, in porta anche lui. Poi smise, disse che non gli piaceva più. Fu una sorta di autodifesa per lui, per la paura di essere preso in giro, per la paura dei paragoni con me, per il timore di non essere all’altezza delle aspettative. Me lo confessò lui stesso, qualche anno più tardi. Mi sono sentito in colpa per tanto tempo, perché, pur avendolo sempre spronato a fare sport, il responsabile di questa sua frustrazione, anche indirettamente, ero io. Da qualche anno ha ricominciato a giocare a livello amatoriale, ma non più in porta. Ora fa l’attaccante".

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