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Getty Images
In una lunga intervista rilasciata a El Paìs, Nicolas Burdisso analizza l'Inter di Antonio Conte. L'argentino mette in luce pregi e difetti della squadra di Conte. "La partita con il Real è un punto cardine del progetto di Antonio Conte. L'Inter deve giocare con le più grandi squadre d'Europa per sapere di che pasta è fatta", esordisce l'ex difensore nerazzurro che con l'Inter ha vinto 4 scudetti, 2 Coppe Italia e 3 Supercoppe italiane. "Parto da un'idea che ho rubato a Ettore Messina: ci sono due tipi di allenatori, quello concettuale e quello sistematico. Conte è un sistematico. L'ho studiato molto perché ho dovuto affrontare le sue squadre. Per lui è importante lo schema, il funzionamento organizzato. Quando uno si muove, l'altro deve muoversi per sistema, non per concetto. La sua idea era sempre la stessa: giocare per le catene, essere aggressivo con pressione alta e cercare di lavorare da dietro".
"Quando Conte firma per la Juventus, arriva da Bari, Siena e Atalanta, incorpora cose che credo abbia preso da Luis Enrique a Roma, che sono le partenze dal basso. Ero a Roma. Stavamo guardando la Juve. E quell'anno, nel suo paradigma di idee quasi radicali, le cose sono cambiate. Da allora non ha smesso di evolversi, infatti il cambiamento principale nella rosa dell'Inter è avvenuto in difesa: Godin è andato via, è arrivato Kolarov, un terzino sinistro adattato a difensore centrale, e Conte ha iniziato a fare un altro tipo di analisi, come quella che ha fatto sabato contro il Parma, spostando De Vrij. Pensava che la partita si sviluppasse più per costruire che per difendere e voleva aggiungere due giocatori dai piedi buoni".
IL CENTROCAMPO - "Storicamente Conte giocava con tre mediani, e questo gli dava molto dinamismo. Adesso ha messo Eriksen dietro ai due attaccanti, e la squadra è un po' piatta. Questo è un problema perché il punto di forza di Conte è sempre stato il centrocampo. Giocava sempre con tre mediani e due attaccanti. Ho sofferto quando affrontavo le sue squadre, visto che c'erano sempre 2-3 giocatori pronti per segnare. Alla Juve ha dato tante varianti, e allo stesso tempo gli ha dato quella creatività che oggi manca all'Inter. Perché? Primo, perché i due perni [Barella, Vidal o Gagliardini] non hanno la stessa capacità di raggiungere l'area avversaria; secondo perché scommette sulla creatività di Eriksen. Nel libretto storico di Conte c'è sempre una scommessa sulla variante dei giocatori creativi: alla Juve, Pirlo o Tevez; nel suo Chelsea, Fabregas o Hazard. In questa squadra c'è Eriksen. Cosa sta succedendo? Che nel campionato italiano, per Eriksen sarà molto difficile trovare quegli spazi che ha trovato in Inghilterra. Perché in Serie A ci sono poche transizioni. Se analizziamo il calcio italiano scopriamo che il giocatore avrà una o due opzioni, non cinque, come nel resto dei campionati".
LE CORSIE - "La funzione delle corsie è semplice e lineare. Generano ampiezza costante. Non lasciano mai la loro posizione: non interpretano altri tipi di situazioni. O giocano uno contro uno con il loro diretto avversario, oppure corrono in verticale alla ricerca del punto su cui andare per raccogliere il passaggio di ritorno".
GIOCO IN VERTICALE - "Uno dei principi di Conte è giocare e creare superiorità dal basso per cercare di fare pressione sull'avversario e creare così spazi dietro la propria linea difensiva. Un altro principio è che, quando quella prima pressione rubi palla, devi andare subito in verticale attraverso gli attaccanti, che sono poi quelli che devono far giocare gli altri. La prima opzione è cercare il numero nove".
LAUTARO E LUKAKU - "Conte ha sempre fatto segnare i suoi attaccanti perché dice che giocare con l'attaccante è una regola fondamentale. Quando per altri tecnici l'attaccante è un finalizzatore, per lui è il fondamento del suo stile. Soprattutto per il numero di palloni che giocano all'interno dell'area. Altro principio fondamentale: l'attaccante deve essere assistito. La squadra avversaria metterà sempre due centrali contro due attaccanti e questo crea già molte situazioni. I movimenti degli attaccanti sono sempre sincronizzati: ogni manovra è studiata. Il movimento è segnato dall'attaccante più vicino alla palla. Se, ad esempio, la palla è a destra e c'è Lukaku c'è e va a ricevere palla, Lautaro va in profondità e viceversa".
PERISIC - "Capire i principi di Conte con Perisic è difficile perché non gioca con le spalle alla porta, non sa difendere palla e non riesce a sincronizzarsi con l'altro attaccante. Finora Conte ha inserito Perisic come esterno con un compito ben preciso: attaccare e difendere senza lasciare la fascia. Forse all'Inter manca proprio una quarta punta".
(El Paìs)
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