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Burdisso: “Rissa di Valencia e addio all’Inter, ecco la verità. Mou mi rivelò che…”
Nicolas Burdisso si è raccontato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. L'ex difensore dell'Inter ha parlato, tra le altre cose, della rissa di Valencia e di Mourinho:
"La necessità di vivere quell’esperienza a 23 anni con la maturità di uno di 40, dover per forza relativizzare il calcio che fin lì mi aveva dato solo vittorie, mi lasciò dentro un sacco di cose inespresse, più che irrisolte. Me lo confermò uno psicologo: la rissa di Valencia fu una delle tante montagne russe su cui ero salito, grandi partite e grandi errori, gol ed espulsioni per falli clamorosi. Quando Marchena iniziò a prendermi in giro e a insultarmi con Joaquin, andandogli addosso tiravo fuori cose che avevo compresse dentro. Però se non fosse arrivato Navarro a darmi quel cazzotto vigliacco, sarebbe finita lì. Ma a Nyon, quando ci ritrovammo davanti alla Commissione disciplinare Uefa, si capì che anche lui aveva cose da metabolizzare: ammise di prendere farmaci perché aveva la mamma malata".
SU MOURINHO E L'ANNO DEL TRIPLETE - "Mou ci provò in tutti i modi: “Non te ne andare, sarà il tuo anno”. E quando mesi dopo ci incrociammo a Roma dopo la finale di Coppa Italia, mi toccò il cuore: “Se anche lo sarà, non potremo parlare di anno perfetto perché sarai mancato tu”. Ma non ho mai avuto rimpianti, giuro, e il giorno della finale di Madrid, solo a casa mia a Buenos Aires, davanti alla tv ero sereno: mi sentivo metà tifoso dell’Inter e metà ancora parte di quella squadra. Ma lasciarla era stato necessario: lì, in quel momento, mi era quasi impossibile essere “normale”. Volevo dimostrare di essere un centrale, non un terzino, ma soprattutto dovevo ritrovare l’equilibrio che prima avevo sempre avuto, da quando me n’ero andato di casa a 13 anni".
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