Il mdico e virologo Roberto Burioni ha parlato ai microfoni di Tuttosport dell'emergenza coronavirus e delle tempistiche necessarie per riprendere le attività sportive: qui alcuni estratti dell'articolo in edicola oggi.
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Burioni: “Ripresa dei campionati? Utopia parlarne ora. I calciatori siano un esempio”
Le parole del noto medico e virologo
Professor Burioni, gli ultimi dati ufficiali diffusi dalla Protezione civile sull'epidemia da Covid-19 parlano di circa 120 mila casi totali in Italia, con quasi 15 mila decessi in meno di 2 mesi. La sua opinione su questi numeri terribili, così tragici?
"Sto parlando a un quotidiano sportivo, quindi mi piace proporre una metafora calcistica. Diciamo che siamo andati subito sotto di 3 gol, ma dopo 20 minuti fantastici si è arrivati al 3 a 3. Però la partita bisogna vincerla, perché poi possono di nuovo segnare anche gli altri. Ebbene, ci troviamo in questa situazione. Abbiamo ripreso una situazione di svantaggio molto grave e adesso dovremo sfruttarla bene".
E' la cosiddetta "fase 1", questa. Ma si parla già molto anche della "fase 2", che potrebbe cominciare nella seconda metà di maggio. Lo stesso capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, ha affrontato la questione nelle ultime ore. Sono ipotesi realistiche, secondo lei? O è ancora tutto troppo tremendamente prematuro?
"Dovremo certamente convivere con questo virus almeno per qualche mese, poi speriamo che arrivi un vaccino che ci liberi definitivamente da questa minaccia. Questo ci ricorda quanto fosse sciocca l'opposizione ai vaccini, perché ora vediamo bene che cosa significhi avere a che fare con un virus pericoloso e non poter disporre di un vaccino. Se avessimo un vaccino, sarebbe tutto risolto. Ma il vaccino non c'è e allora dobbiamo pensare a una ripresa solo graduale delle nostre attività. Indicare una data adesso per la "fase 2" non ha molto significato, perché in questo momento, chiaramente, dobbiamo aspettare che i numeri comincino a calare. Però io penso che a un certo punto potremo riprendere pian piano: ma non tutti insieme, certamente. Perché gli anziani, per esempio, che sono molto più in pericolo, dovranno rimanere in casa. E non potremo riprendere subito tutto come prima. Certamente dovremo adottare alcune precauzioni, come l'uso delle mascherine. Dovremo prepararci a convivere con questo virus".
"Un giocatore di calcio", ha detto: il suo sembra un assist per la prossima domanda. La Uefa e le varie Leghe nazionali, compresa quella di serie A, stanno cercando da tempo di pianificare un ritorno agli allenamenti e alle partite tra maggio e giugno.
"Devo essere sincero. Già da molte settimane non seguo più il calcio. Io sono tifoso della Lazio, lo sapete. Ma l'arrivo di questa minaccia non mi aveva già permesso di vedere alla televisione le ultime due partite che si erano disputate. Tra l'altro la Lazio aveva anche giocato bene e vinto (3 a 2 al Genoa e 2 a 0 al Bologna a fine febbraio; ndr). Non sto più seguendo nei dettagli cosa stia succedendo nel mondo del calcio, però è bene dire a tutti che in questo momento ci sono argomenti ben più... pressanti. E lo dico io per primo a me stesso, che per l'appunto sono un grande appassionato e che tifo per una squadra che stava anche disputando un campionato molto bello".
Ritentiamo: fine maggio, giugno? Utopia, speranza o irresponsabilità?
"Purtroppo mi trovo in grande difficoltà a fare una previsione. Io penso che in questo momento sia indispensabile attendere ancora qualche settimana prima di progettare una possibile ripresa del calcio e di tutti gli altri sport. Prima, dovremo vedere cosa accadrà quando ricominceremo a uscire di casa. E anche che cosa accadrà con l'arrivo dell'estate. Temo però che fino a quando non avremo qualcosa di risolutivo contro questo virus sarà molto difficile rimettere dentro a uno stadio alcune decine di migliaia di persone: tutte insieme, tutte vicine, che si abbracciano quando la loro squadra segna. Temo che per un po' di tempo dovremo vivere questa nostra bellissima passione in un modo un po' diverso. Sarà un sacrificio che dovremo fare. Ma sono anche sicuro che poi un giorno torneremo a godere del calcio e di tutti gli altri sport, così come ne abbiamo goduto fino a oggi. O meglio: fino a ieri".
L'ipotesi più realistica, dunque, ci porta a immaginare che un giorno il calcio riprenderà con partite a porte chiuse. E magari soltanto in alcune città: quelle che si saranno liberate prima e meglio del contagio.
"Ma io credo che sia veramente prematuro parlarne. Siamo ancora soltanto all'inizio della fine dell'incubo. Aspettiamo almeno un altro paio di settimane per essere sicuri che l'incubo stia davvero finendo. Perché in questo momento è davvero impensabile poter giocare una partita: non solo per il pubblico, ma anche pensando a rimettere assieme già soltanto i giocatori e i tecnici. Aspettiamo ancora qualche settimana e poi magari potremo realmente cominciare a progettare un modo per poter vivere questa nostra passione in piena sicurezza. Perché in questo momento la priorità deve essere quella della salute".
Data la loro presa immediata sull'opinione pubblica, i calciatori, gli sportivi più famosi devono diffondere sempre più nei cinque continenti l'importanza delle donazioni a favore degli ospedali, della ricerca scientifica.
"Assolutamente sì. Per quanto riguarda il ruolo dei calciatori e in genere di tutti gli sportivi, va detto che sono un simbolo importantissimo soprattutto per i giovani. Nello scorso secolo, quando per esempio c'era in ballo la vaccinazione contro la poliomielite, una delle azioni che più ebbe effetto nel promuovere questa vaccinazione fu il fatto che Elvis Presley, un beniamino dei giovani, si fece vaccinare in diretta televisiva. Io spero che i calciatori, i campioni del calcio, che sono l'esempio di quello che si può fare con il talento... ma anche con tanto sacrificio perché dietro a ogni calciatore di serie A ci sono giorni, giorni e giorni di allenamenti e di impegno... ecco, io spero che tutti loro in futuro non solo contribuiscano alla ricerca, ma anche a far capire l'importanza del sacrificio, della conoscenza, dell'essere bravi, del comportarsi bene".
Ora una domanda decisamente più... leggera: proposta non a uno degli scienziati italiani più famosi al mondo, ma al tifoso della Lazio. In caso di sospensione definitiva del campionato di calcio, secondo lei lo scudetto andrebbe assegnato sì o no?
"Io veramente in questo momento ho difficoltà a dire qualcosa in merito, perché è come se la mia vista fosse ancora bloccata da un muro che è costituito da questa malattia che dobbiamo vincere. Magari se mi rifarà questa domanda tra qualche settimana le risponderò. Per adesso spero solo che finisca questa epidemia terribile che sta portando tanti morti, tanto dolore. Poi, quando sarà finita o quando starà per finire, sarà molto bello ricominciare a litigare sul calcio come facevamo prima".
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