- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
primo piano
Dopo la sconfitta di Marassi contro il Genoa all'Inter è buio pesto e la stagione nerazzurra sta diventando un vero e proprio calvario. Roberto Mancini andò via sbattendo la porta, stanco di promesse vuote e consapevole che sarebbe stato impossibile competere per grandi traguardi, forse nemmeno lui però immaginava lo strapiombo, la crisi nera in cui è precipitata la squadra. Non era solo colpa di Frank De Boer, timoniere nella tempesta d’inizio stagione, la navicella sempre sballottata con un solo squarcio sereno: la vittoria sulla Juve, la gloria d’una notte. E non è solo colpa di Stefano Pioli, scelto per una svolta che s’è rivelata effimera e ingannevole: al cambio di passo iniziale sono seguiti un ridimensionamento e poi una caduta senza fine, 2 punti nelle ultime 7 partite, la sensazione dell’impotenza e dello sbando, l’immagine di una squadra che si trascina, d’un sesto posto che è obiettivo solo a parole. E i tifosi non ne possono più: ieri al ritorno a Milano del pullman non c’è stata contestazione, ma in settimana ad Appiano o al massimo domenica a San Siro la Curva Nord farà sentire la sua rabbia. Si annunciano giornate... calde. Pioli non intende mettersi da parte, e la società, dopo il ko di Marassi, ribadisce che non cambierà panchina adesso, ma il tecnico di Parma è ormai solo un traghettatore, e forse anche questo incide sull’atteggiamento imperdonabile della squadra: i calciatori sanno che il futuro non è suo e allora magari, a livello inconscio, faticano ad ascoltarlo e dare tutto.
(Corriere dello Sport)
© RIPRODUZIONE RISERVATA