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La Svizzera non è però la Spagna.
—«Ma ha grande organizzazione e qualità nell’asse centrale: Sommer in porta, Akanji in difesa, lo straordinario Xhaka in mediana e il generoso Embolo in attacco. E soprattutto la Svizzera rispetto a noi mi è sembrata squadra, nel vero senso della parola: tutti disposti al sacrificio, si difende in 10 e si attacca almeno in 6».
Spalletti nel dopogara ha lamentato la mancanza di freschezza e condizione degli azzurri.
—«È un discorso che non accetto. Quello che non ho visto nell’Italia, piuttosto, è il gruppo. Il primo compito di un ct è proprio quello di creare lo spirito, che è fondamentale quando serve fare il metro in più per aiutare il compagno. Sono pochissimi gli azzurri che hanno fatto quella rincorsa in più, quello scatto deciso. Ecco, questa è la cosa che mi ha veramente intristito».
Quanto è colpa del selezionatore e quanto dei giocatori?
—«Bella domanda… È chiaro che Spalletti abbia grosse responsabilità. Poi, però, i calciatori devono avvertire il peso della maglia. Io un’Italia così non l’avevo mai vista. E mi faccia aggiungere un’altra cosa che non mi è piaciuta: si è spettacolarizzato tutto troppo. Parole, allenamenti, iniziative…».
Si riferisce al decalogo di Spalletti e alla riunione dei «Fantastici cinque» numeri 10 prima dell’Europeo?
—«Si è visto un po’ di tutto. Ecco, io sono più per la cultura del lavoro a fari spenti e del low profile».
C’è chi sostiene il materiale a disposizione sia quello che è...
—«Quando vedi che non c’è nemmeno un calciatore del Milan convocato o che contro la Croazia, nell’undici titolare, non trova spazio nemmeno uno juventino, un campanello d’allarme suona per forza. Se queste squadre non danno elementi per la Nazionale, abbiamo un problema».
Spalletti a caldo ha detto: «Non mi dimetto». Ma avrà la forza per ripartire?
—«Non posso giudicare la sua scelta, però sul futuro non sono ottimista. Ho il sospetto che Luciano sia un ottimo allenatore, ma al contempo debba molto migliorare come selezionatore. Così torniamo al discorso di partenza: sono due mestieri diversi».
(Gazzetta dello Sport)
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