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Soprannome.
"Il mio soprannome? "L'Imperatore", mi piace tanto. Va bene se volete chiamarmi così. Me l'ha dato lo speaker dello stadio, poi tutti i tifosi mi hanno chiamato così".
Giocatore che ti ha ispirato.
"Quando ero nell'Under 15 c'era Neymar che giocava in Brasile, per me lui è straordinario e mi ha ispirato".
Momento difficile in carriera.
"Ho avuto la fortuna di non aver infortuni, però ho passato momenti difficili quando sono venuto in Italia. C'è stato il Covid, non sapevo parlare in italiano e non capivo la lingua. Ero da solo, ma in quell'anno sono cresciuto. La mia famiglia non poteva venire qua, ma mi chiamava sempre. Ho preso due volte il Covid, sono cresciuto come persona in quel periodo".
Il consiglio migliore ricevuto.
"Mio papà mi disse che se faccio le cose con amore, vanno bene".
Emozioni per il primo gol.
"Non ci sono parole per descriverlo, sono stato strafelice. È stato un momento devastante".
Riesci a dare il contributo in fase offensiva.
"Sì, ma quando giocavo in Brasile dicevano che ero un terzino difensivo. Poi da quinto sono migliorato tanto, i numeri poi ti aiutano".
Pregio e difetto.
"Non riesco a stare attento per 90 minuti, proverò a migliorare".
Tre caratteristiche per descriverti.
"Quella più importante è l'umiltà, l'amore per ciò che faccio e poi mi piace stare in pace con tutti".
La vita da spogliatoio.
"È importante. Se la squadra ti aiuta, è una cosa top".
Talento o determinazione?
"Tutti e due, per arrivare a questi livelli serve anche il lavoro oltre al talento".
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